Archeologia internazionale per il m.a.x.
Il m.a.x. museo di Chiasso e il Museo archeologico nazionale di Napoli firmeranno, a fine mese all’ambasciata svizzera a Roma, una convenzione internazionale per la collaborazione tra i due musei “in progetti di studio, ricerca e valorizzazione” (citiamo dal comunicato stampa). In concreto, ci spiega la direttrice del m.a.x. museo Nicoletta Ossanna Cavadini, significa «poter avviare tutta una serie di relazioni, guardando ovviamente alla specifica missione del museo». A proposito di “missione specifica”: qual è il punto di contatto tra l’archeologia classica, focus del museo napoletano, e la grafica e il design al centro dell’attività chiassese? «Sembrerebbero due musei molto diversi – ammette la direttrice – ma uno dei filoni espositivi del m.a.x. museo riguarda la grafica storica, quindi le tecniche dell’incisione e dell’acquaforte spesso utilizzate nella divulgazione dell’archeologia». E del resto abbiamo già un esempio di collaborazione: l’esposizione dedicata a Winckelmann, erudito studioso del Settecento – di fatto è con lui che si è iniziata a studiare l’arte classica –, e alla sua imponente opera ‘Monumenti antichi inediti’, ricca appunto di incisioni di reperti romani e greci, inaugurata a Chiasso lo scorso febbraio e poi arrivata a Napoli a giugno. Quello che si è fatto per Winckelmann, e che in futuro si farà su altri temi è «mettere insieme competenze e conoscenze complementari, le nostre nell’ambito della grafica e quelle del Mann, il Museo archeologico nazionale di Napoli, per arrivare a mostre a progetto integrato» spiega Ossanna Cavadini. Il che non vuol dire «spostare un’esposizione da una città all’altra, ma pensarla fin dall’inizio con questa complementarità di competenze: quindi al m.a.x. museo la mostra sarà incentrata sulla grafica e con reperti archeologici di supporto; a Napoli, incentrata sui reperti e con materiale grafico a complemento». È questa una modalità di collaborazione sempre più importante perché «si condividono le rispettive conoscenze e competenze e si evitano i costi per il prestito delle opere, il tutto con un progetto comune». Progetto, bene specificarlo, non solo espositivo ma anche scientifico, con il museo che «diventa un punto di riferimento di relazioni culturali». Già nei prossimi mesi vedremo un altro frutto di questa collaborazione: una mostra sulla divulgazione della scoperta archeologica, dai taccuini acquarellati a incisioni, litografie fino alle fotografie.