Al di là della Melezza
Non ho controllato sui quaderni rilegati (lo facevano alla Stampa), ma dev’essere stato alla fine delle elementari che ci hanno dato il problema della vasca che in un certo tempo un po’ si riempie di acqua, un po’ ne perde, e bisognava calcolare quando sarebbe arrivata a un certo livello. Gli assomiglia l’esperimento che voglio tentare: immaginare che nella vascona del Verbano entri solo acqua della Melezza (nasce in Italia), e – qui la geografia quadra – ne esca quella del Ticino, che in Italia finisce. Mettiamo che ogni tre mesi venga controllato il livello del lago. E mettiamo che nell’ultimo anno sia andata così: nei primi tre trimestri il Verbano si sia sempre ingrossato, mentre nell’ultimo sia rimasto fermo alla tacca di prima. Ovviamente nessuno direbbe che è colpa della Melezza del quarto trimestre se il lago è arrivato lì: lo era già tre mesi prima. Nessuno lo direbbe. Per i frontalieri ticinesi invece lo dicono tutti, i nostri quotidiani, la radio e la tv: anche se sono rimasti stabili nell’ultimo trimestre, per tutti sono stati tre mesi da boom, l’ennesimo record. Lo hanno detto e scritto tutti. E poi. Dovrebbe essere l’abc, ma è necessario ricordarlo: non si può ragionare considerando solo la Melezza, perché acqua ne possono portare anche gli altri lavoratori del Ticino, i residenti e i freschi immigrati. Una sbirciata al di là dell’affluente italiano? Tra i secondi trimestri del 2016 e del 2017, i lavoratori svizzeri sono aumentati di 4,8 migliaia, quelli stranieri diminuiti di 1,3 migliaia; la preferita delle disoccupazioni (da sondaggio telefonico) è diminuita di 1,5 migliaia per i residenti svizzeri, aumentata di 2 migliaia per gli stranieri. Un’ultima certezza: per i venditori di prospetti di Arche di Noè nostrane, quella è pubblicità gratuita.
Pier Zanetti, Bigorio