Ora il Ppd si interroga
Caso Argo 1 ed effetti, i presidenti distrettuali: aspettiamo delle risposte
Fiorenzo Dadò, un presidente cantonale sempre più solo
Gli ‘azzurri’ sono in attesa di un chiarimento che permetta di ritrovare fiducia ed energia in vista anche delle elezioni
Disorientati, ma anche consapevoli di essere il primo (o l’ultimo, dipende dalla prospettiva) baluardo del partito, proprio perché posti a metà strada tra il vertice e la base. Sono i presidenti distrettuali del Ppd, oggi confrontati con una realtà interna non proprio facile da gestire vista la crisi di credibilità che sta coinvolgendo il presidente cantonale e il consigliere di Stato con i retroscena della vicenda ‘Argo 1’. «La base ha bisogno di risposte, che però in questo momento non vengono date – afferma il presidente del distretto di Mendrisio Marco Rizza –. Cosa che genera disorientamento. Perché in assenza di queste risposte non si capisce dove si voglia andare, che cosa si intenda fare. Che cosa intendano fare consigliere di Stato e presidente cantonale, anche se per me, sino a quando non emergeranno responsabilità gravi a loro carico, devono andare avanti. Ma, ripeto, mancano delle risposte ai quesiti sollevati dalla base». Per Attilio Cometta, alla guida del distretto di Riviera, «la situazione è imbarazzante per il partito, è inutile negarlo. Il momento è difficile e la pressione è forte». Le inchieste – quelle della magistratura, del perito designato dal governo e ora del parlamento – sono «ancora aperte e fino a quando non verrà messa la parola fine agli accertamenti sul caso Argo 1 si continuerà a discutere e a interpretare». Secondo Cometta «è comunque auspicabile che in tempi ragionevolmente brevi, prima della conclusione delle varie indagini, il partito rifletta su come muoversi». A livello di direttiva cantonale «noi parteciperemo con gli altri distretti a questa riflessione e alla definizione dei prossimi passi, affinché si possa affrontare nel migliore dei modi la campagna elettorale in vista delle cantonali e delle federali del 2019». «È palesemente una situazione difficile e il nostro ruolo è quello di far passare i nostri valori per far sì che prosegua il lavoro quotidiano», ci dice Simone Ghisla, presidente distrettuale di Blenio e deputato in Gran Consiglio. «Quanto sta capitando al vertice del partito – aggiunge – non deve compromettere i nostri ideali. Se si costruisce un credo politico sulla base dei valori portati avanti dal Ppd, ebbene tutto questo non può venir meno per vicende legate comunque a dei singoli». A maggior ragione in tempi di iperpersonalizzazione della politica, o no? «Sono molto d’accordo. Così come è vero che senza un media di riferimento è praticamente impossibile veicolare altre informazioni, non dico opposte a quelle oggi trasmesse ma che magari mettano meno in difficoltà il partito». Che la situazione sia complessa e difficile, in casa ‘azzurra’, è lì da vedere. Non si può far finta di niente «e infatti ne discuteremo fra pochi giorni, il 22 novembre, durante la nostra assemblea distrettuale», indica Stefano Imelli, presidente della Leventina. «In un momento di difficoltà bisogna avere la forza di prenderne atto. In questi casi – aggiunge – il partito deve essere in grado di riflettere e valutare se sia o meno il caso di cambiare qualcosa». Manca un anno e mezzo alle elezioni cantonali, appuntamento importante anche per il Ppd, qual è il suo sentimento? «Io resto ottimista, ma con una buona dose di realismo» risponde Imelli. Che è come dire: non possiamo arrivare a quell’appuntamento facendo finta che non sia capitato nulla. E c’è chi attende la fine della vicenda. «Cosa posso dirvi? Se ne parla, ma si ha l’impressione che se ne straparli. Nelle sezioni – dichiara Giovanni Bonetti, presidente del distretto di Locarno – c’è un clima di piena fiducia in chi deve fare il proprio lavoro: la magistratura, il perito esterno e la commissione parlamentare». E c’è molta attesa in particolare per il rapporto del perito, «anche perché sarà il primo; tirate le somme ognuno farà le proprie riflessioni. Ora è prematuro», annota Bonetti. Osserva Daniele Intraina, presidente del distretto di Lugano: «Credo che i vertici del partito cantonale debbano nel più breve tempo possibile dire che cosa vogliono fare da grandi. Il partito deve ricominciare quanto prima a fare politica coinvolgendo la sua base e su temi che interessano popolazione e Comuni. Questa necessità di coinvolgimento è stata manifestata ben prima del caso Argo 1».