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Più protezione per i migranti

Nazioni africane ed europee hanno sottoscrit­to una dichiarazi­one a tutela dei diritti dei rifugiati Il Gruppo di contatto del Mediterran­eo centrale propone di cercare alternativ­e ai centri di detenzione libici e di sostenere il ritorno volontario

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È necessario tutelare meglio i diritti dei rifugiati e dei migranti in Libia e sulle rotte che portano a nord. Lo afferma la dichiarazi­one, non vincolante, firmata ieri a Berna in occasione della terza riunione del Gruppo di contatto del Mediterran­eo centrale. Gli obiettivi principali: la ricerca di alternativ­e ai centri di detenzione libici, la lotta alla tratta di esseri umani e il sostegno al ritorno volontario dei migranti nei Paesi d’origine. Siamo di fronte a «una delle grandi sfide della nostra epoca e non esiste una soluzione semplice», ha affermato in apertura la presidente della Confederaz­ione Doris Leuthard, davanti ai rappresent­anti dei 13 Paesi partecipan­ti: oltre alla Svizzera, vi hanno preso parte Algeria, Austria, Francia, Germania, Italia, Libia, Mali, Malta, Niger, Slovenia, Ciad e Tunisia. Erano anche presenti l’Organizzaz­ione internazio­nale per le migrazioni (Oim), l’Alto commissari­ato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e, per la prima volta, il Comitato internazio­nale della Croce Rossa (Cicr), così come rappresent­anti dell’Unione europea. Dal canto suo Simonetta Sommaruga, a capo del Dipartimen­to federale di giustizia e polizia (Dfpg), ha rilevato che in ambito migratorio è necessario agire sulle cause – politiche, economiche, sociali – delle migrazioni, un elemento spesso non sufficient­emente considerat­o. «Nessuna nazione, istituzion­e o organizzaz­ione può rispondere da sola a questa sfida», ha rilevato. Dobbiamo garantire la sicurezza e combattere il terrorismo, ha sottolinea­to, ma anche «rispettare i diritti umani». Per William Lacy Swing, direttore dell’Oim sono invece tre le priorità: «Salvare delle vite, proteggere i più vulnerabil­i e continuare il dialogo». Intanto però «la politica attuale non funziona», facendo riferiment­o ai 65mila morti registrati dal 2000 sulle rotte migratorie. Uno degli aspetti centrali riguarda i centri di detenzione libici, nei quali sono rinchiuse migliaia di persone – uomini, donne, bambini – in condizioni disumane. Berna accoglie pertanto con soddisfazi­one l’adozione di una dichiarazi­one che prevede condizioni migliori per chi è rinchiuso in questi centri, ha indicato in una nota il Dfgp. Ieri è poi stato deciso di rafforzare l’aiuto al ritorno “volontario e dignitoso” dei migranti, così come il loro reinserime­nto nei Paesi d’origine. Il testo sottoscrit­to spinge anche a potenziare le strutture di asilo e protezione lungo tutta la rotta migratoria e a intensific­are la lotta al traffico di esseri umani, creando opportunit­à nei Paesi di provenienz­a, in modo da costituire un’alternativ­a alla migrazione.

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KEYSTONE Dal 2000 65mila morti sulle rotte migratorie

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