Centinaia di morti per il sisma
Cresce il bilancio di vittime (415 fino a ieri sera) del terremoto che ha colpito Iran e Iraq La scossa avvertita a centinaia di chilometri dall’epicentro. Sotto accusa gli edifici costruiti sotto Ahmadinejad.
Baghdad/Beirut – Continua ad aggravarsi il bilancio di vittime del terremoto che ha colpito domenica sera un’area tra l’Iraq e l’Iran. Almeno 407 persone sono morte in Iran, mentre otto hanno perso la vita in Iraq. Il sisma, avvenuto alle 21.48 di domenica ora iraniana (le 19.18 in Svizzera), ha avuto una magnitudo di 7,3 gradi sulla scala Richter, secondo l’Istituto geologico statunitense, che ne ha individuato l’epicentro una trentina di chilometri dalla città curda irachena di Halabja. Una località tristemente famosa perché qui nel 1988 avvenne il più letale bombardamento chimico della storia, compiuto dall’aviazione irachena, con un bilancio di 5’000 civili uccisi. Le onde sismiche sono state avvertite in buona parte del Medio Oriente, Teheran compresa (500 chilometri a est dell’epicentro). In territorio iracheno, il terremoto è stato avvertito con forza dal capoluogo della regione autonoma del Kurdistan, Erbil, fino alla capitale Baghdad, 270 chilometri a sud. La tv irachena ha trasmesso immagini di persone che fuggivano da ristoranti e negozi durante la scossa. Quella iraniana ha mostrato edifici crollati e feriti avvolti nelle coperte. La città più colpita è Sarpol-e Zahab, nella provincia iraniana di Kermanshah, dove si registrano 300 morti. Secondo fonti dei soccorsi, inoltre, più di 200 persone potrebbero essere ancora intrappolate sotto le macerie di un complesso residenziale. Il conto delle vittime è inevitabilmente destinato a salire, sia perché alcune località in questa regione montagnosa sulla catena degli Zagros non sono ancora state raggiunte dai soccorritori a causa delle strade bloccate dalle frane, sia perché molti dei sopravvissuti versano in gravi condizioni. I feriti in Iran sono circa 6’600 e quelli in Iraq 535. La Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, ha ordinato l’immediata mobilitazione di tutte le forze disponibili per aiutare le popolazioni colpite. Nei soccorsi sono impegnati anche i Guardiani della Rivoluzione e membri delle milizie Basiji. Ma alla televisione alcuni residenti si sono lamentati della lentezza delle operazioni. Sui siti e social media iraniani, inoltre, crescono gli interrogativi sulla differenza nel numero delle vittime in Iran e in Iraq. Secondo alcune testimonianze, tra gli edifici crollati ve ne sarebbero alcuni costruiti durante il governo del presidente ultraconservatore Mahmud Ahmadinejad nell’ambito di un programma di edilizia popolare a costi contenuti. Molti Paesi hanno attivato i propri dispositivi di aiuto umanitario.