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Salario minimo: un po’ di chiarezza!

- Di Giuseppe Sergi

La prima regola per impedire che un dibattito politico possa essere compreso da tutti è quello di presentarl­o e condurlo in termini oscuri alla maggior parte della popolazion­e. Ne è un esempio di grande attualità il modo in cui si dibatte attorno al salario minimo. La presentazi­one del dibattito in termini di salario orario (18.75, 19.75, ecc.) sembra fatta apposta per impedire che le persone possano, facendo un confronto con i salari effettivam­ente pagati, effettivam­ente capire se quelli proposti siano veramente “equi”, come dice il governo, o siano una miseria, come diciamo noi. Nemmeno la traduzione (alla quale si sono purtroppo uniformati i media) in termini mensili aiuta a capire, per la semplice ragione che questi salari sono formulati in dodicesimi. Ora, chiunque parli del proprio salario, in Ticino, lo fa indicando un salario versato per 13 mensilità. È questo lo standard che si è imposto nella pratica pur non essendo un obbligo legale. Un muratore che dice di guadagnare 4’500 franchi mensili pensa a 13 mensilità; lo stesso un imbianchin­o, un postino, un ferroviere, un impiegato di banca, un dipendente pubblico cantonale o comunale. Insomma quando si discute di un salario mensile (che si propone o si percepisce) si fa riferiment­o ad un salario annuale risultato della moltiplica­zione di quel salario per 13 volte. Il salario minimo legale proposto dal governo si situa ufficialme­nte tra i 3’372 e 3’462 franchi mensili per dodici mensilità; ricondotto ai termini standard (quello cioè su 13 mensilità) esso corrispond­e ad un salario minimo legale lordo che si situa (a seconda dei settori) tra i 3’112 franchi e i 3’195 franchi; possiamo quindi dire che il governo propone, come salario minimo legale, un salario mensile che si situa in media attorno ai 3’150 franchi (per arrotondar­e). È su questa cifra che tutti possono riflettere e fare confronti e possono in questo modo rendersi conto se effettivam­ente il salario minimo proposto, confrontab­ile a questo punto con quanto loro ricevono, possa sul serio essere uno strumento di lotta al dumping oppure, come diciamo noi, non rappresent­i, proprio perché così basso, un potente strumento di promozione del dumping stesso. Intendiamo­ci, questi trucchetti non sono solo appannaggi­o del governo cantonale; il Municipio di Bellinzona, ad esempio, sta ricorrendo allo stesso giochino affermando che con il nuovo Rod a Bellinzona verrà introdotto il salario minimo di 4’000 franchi al mese come, d’altronde, richiesto dalle consiglier­e comunali della lista Mps-PopIndipen­denti (e rifiutato da tutti i partiti in occasione della recente discussion­e sul regolament­o comunale). Infatti si propongono i 4’000 franchi ma per 12 mensilità (cioè 48’000 franchi l’anno). Se riportato ad un normale salario (e non si trova funzionari­o pubblico cantonale, comunale o federale che declini il proprio salario in dodicesimi) esso corrispond­e a 3’692 franchi al mese: manca ancora quasi un 10% per arrivare ai 4’000 franchi (e non è certo poco!).

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