Salario minimo: un po’ di chiarezza!
La prima regola per impedire che un dibattito politico possa essere compreso da tutti è quello di presentarlo e condurlo in termini oscuri alla maggior parte della popolazione. Ne è un esempio di grande attualità il modo in cui si dibatte attorno al salario minimo. La presentazione del dibattito in termini di salario orario (18.75, 19.75, ecc.) sembra fatta apposta per impedire che le persone possano, facendo un confronto con i salari effettivamente pagati, effettivamente capire se quelli proposti siano veramente “equi”, come dice il governo, o siano una miseria, come diciamo noi. Nemmeno la traduzione (alla quale si sono purtroppo uniformati i media) in termini mensili aiuta a capire, per la semplice ragione che questi salari sono formulati in dodicesimi. Ora, chiunque parli del proprio salario, in Ticino, lo fa indicando un salario versato per 13 mensilità. È questo lo standard che si è imposto nella pratica pur non essendo un obbligo legale. Un muratore che dice di guadagnare 4’500 franchi mensili pensa a 13 mensilità; lo stesso un imbianchino, un postino, un ferroviere, un impiegato di banca, un dipendente pubblico cantonale o comunale. Insomma quando si discute di un salario mensile (che si propone o si percepisce) si fa riferimento ad un salario annuale risultato della moltiplicazione di quel salario per 13 volte. Il salario minimo legale proposto dal governo si situa ufficialmente tra i 3’372 e 3’462 franchi mensili per dodici mensilità; ricondotto ai termini standard (quello cioè su 13 mensilità) esso corrisponde ad un salario minimo legale lordo che si situa (a seconda dei settori) tra i 3’112 franchi e i 3’195 franchi; possiamo quindi dire che il governo propone, come salario minimo legale, un salario mensile che si situa in media attorno ai 3’150 franchi (per arrotondare). È su questa cifra che tutti possono riflettere e fare confronti e possono in questo modo rendersi conto se effettivamente il salario minimo proposto, confrontabile a questo punto con quanto loro ricevono, possa sul serio essere uno strumento di lotta al dumping oppure, come diciamo noi, non rappresenti, proprio perché così basso, un potente strumento di promozione del dumping stesso. Intendiamoci, questi trucchetti non sono solo appannaggio del governo cantonale; il Municipio di Bellinzona, ad esempio, sta ricorrendo allo stesso giochino affermando che con il nuovo Rod a Bellinzona verrà introdotto il salario minimo di 4’000 franchi al mese come, d’altronde, richiesto dalle consigliere comunali della lista Mps-PopIndipendenti (e rifiutato da tutti i partiti in occasione della recente discussione sul regolamento comunale). Infatti si propongono i 4’000 franchi ma per 12 mensilità (cioè 48’000 franchi l’anno). Se riportato ad un normale salario (e non si trova funzionario pubblico cantonale, comunale o federale che declini il proprio salario in dodicesimi) esso corrisponde a 3’692 franchi al mese: manca ancora quasi un 10% per arrivare ai 4’000 franchi (e non è certo poco!).