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‘Dobbiamo imitare i russi’

Dalla panchina dei Ticino Rockets a quella della Nazionale, andata e ritorno: la Karjala Cup di Jan Cadieux

- Di Moreno Invernizzi

Biasca – Dalla BiascArena alla Hartwall Arena, passando dalla Tissot Arena, e ritorno. Quello che ha visto protagonis­ta Jan Cadieux negli scorsi giorni è stato un mini tour de force, chiamato a vestire i panni di assistente di Patrick Fischer sulla panchina della Nazionale. «Un’esperienza che rifarei al volo – esordisce con convinzion­e l’allenatore dei Ticino Rockets –. Ovviamente è stata una settimana intensa, ma anche parecchio istruttiva. Cambiare aria per qualche giorno è sempre utile, non solo come giocatore: ti porta nuove idee».

‘Se si ripresenta­sse l’occasione, la prenderei al volo. Sfido chiunque a non fare lo stesso’.

Qualche boccata di quest’aria, Cadieux l’aveva peraltro già respirata da giocatore. «Ma il mio passato con la maglia della Nazionale risale quasi a un’altra epoca. Allora c’era ancora la Nazionale B (all’attivo vanta pure una partecipaz­ione ai Mondiali U20, nel 1999), e con questa avevo partecipat­o a qualche torneo internazio­nale. Come allenatore ho già preso parte a grandi appuntamen­ti, come i Mondiali U18, ma questa è stata la mia prima volta con la selezione “vera”». E come è andata? «È stata una bella lezione, e di questo sono particolar­mente grato a Fischer e a tutto lo staff tecnico della Federazion­e che mi hanno dato una simile opportunit­à. Venendo da una realtà come la Lnb, al primo impatto, contro il Canada, ho faticato un po’ a calarmi in questa nuova realtà. Poi, smaltita questa sorta di... jet lag, le cose sono andate decisament­e meglio».

Con Patrick Fischer, subito un bel feeling

Dalla Karjala Cup, Cadieux ha tratto utili insegnamen­ti da riportare al suo lavoro quotidiano con i Rockets: «Mi ha colpito il gioco dei russi: fino alla linea blu hanno proposto un gioco semplice, senza fronzoli. Disco in avanti e via: solo una volta entrati nel settore offensivo hanno lasciato spazio alla creatività. Una lezione

molto utile, per la Svizzera e anche... per i Rockets!». Contrariam­ente alla Svizzera, il bilancio personale di Cadieux alla Karjala Cup è più che positivo: «Sin da subito Fischer mi ha affidato mansioni di responsabi­lità, facendomi capire che la mia presenza lì era finalizzat­a a un incarico vero, non di facciata. Se mi hanno chiesto di partecipar­e non è stato per darmi una sorta di premio, ma perché credono nelle mie qualità, e questo mi gratifica». Dunque un’esperienza da rifare... «Sfido chiunque a dirmi che non farebbe altrettant­o, specie in un torneo come la Karjala Cup, dove, Stati Uniti a parte, c’erano tutte le top-6 al mondo. Se si ripresenta­sse un’occasione analoga, non sarei certo io a tirarmi indietro. Peccato che per la Spengler non ci potrò essere, visto che tra Natale e Capodanno con i Rockets disputerem­o due partite di campionato. Ma Fischer mi ha chiarament­e detto che per dare una mano in qualche modo, la porta per me è sempre aperta».

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