Atti di bracconaggio in Riviera, condannato
Cervo abbattuto a Lodrino nel 2014: ‘Avevo bisogno di soldi’
Droga, la Procura era partita da qui. Poi uno degli indagati ha menzionato quel cervo, abbattuto illegalmente alle 3 di notte di quel sabato 13 settembre 2014 sulla Cantonale a Lodrino, all’altezza della stradina che porta all’aeroporto. E così s’è sviluppato un altro filone, sul bracconaggio. Gli altri dello stesso giro sono stati quasi tutti condannati per Decreto cresciuto in giudicato. E al 25enne che quella notte sparò al cervo, e che l’indomani si precipitò a recuperare l’animale con l’aiuto di un socio (cui doveva restituire un favore di caccia), è giunta ieri un’altra condanna. La giudice Manuela Frequin Taminelli, presidente delle Assise Correzionali di Riviera, ha riconosciuto il giovane colpevole di infrazione alla Legge federale sulle armi, ripetuta infrazione alla Legge federale sulla caccia con, in più, il ricorso a mezzi proibiti. La pena, 30 aliquote da 30 franchi, è stata posta sotto il beneficio della condizionale per due anni di prova. La sentenza è definitiva in quanto le parti, sia la pp Marisa Alfier che la difesa affidata all’avvocato d’ufficio Letizia Ghilardi, hanno dichiarato di non voler impugnare la condanna alla Corte d’Appello. Il giovane ha dichiarato che a quel tempo era piombato in una depressione: aveva perso la ragazza, poi il lavoro e aveva un disperato bisogno di soldi. Il cervo, adulto di 78 chili ucciso nottetempo, illuminato dall’auto mentre stava brucando l’erba in un campo di mais con una sola pallottola (così almeno ha dichiarato l’imputato) fuoriuscita da un fucile calibro 7 millimetri, gli sarebbe potuto fruttare 800 franchi. L’idea gli sarebbe venuta il giorno prima, partecipando a una battuta di caccia, questa volta consentita. Lui, praticava il tiro, ma era un mancato cacciatore, avendo tentato, invano, di ottenere la patente. La pubblica accusa chiedeva altresì una condanna per esposizione a pericolo della vita altrui, nel caso in cui quella notte la pallottola, mancando la bestia, avesse ferito qualcuno che transitava sulla vicina autostrada. L’avvocato difensore Ghilardi, che si è battuta per una pena di 30 aliquote da 20 franchi, ha però chiesto il proscioglimento da questo capo d’imputazione (infine caduto), poiché la Corte giudicante ha ritenuto che il terrapieno dell’autostrada, con gli arbusti presenti, avrebbe funto da parapetto. Per la giudice Taminelli la promozione di tale accusa avrebbe inoltre dovuto essere supportata dalla Procura con accertamenti fotografici e una perizia balistica (mancanti). Il reato d’esposizione a pericolo altrui inoltre presuppone l’esistenza (comprovata) di un chiaro pericolo di morte, la cui inosservanza deve esser ritenuta segno di assenza di scrupoli. La sentenza è definitiva poiché le parti hanno dichiarato di non voler impugnare la condanna. «Non si metta più a sparare a casaccio», ha intimato la giudice al giovane. «Non frequenti bracconieri e brutte compagnie», ha rincarato la pp. «Non mi drogo più. Voglio migliorare la mia situazione lavorativa», ha dichiarato lui. CAVA