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L’enigma oltre il muro

Due personaggi si incontrano nella Berlino del 2009, vent’anni dopo la caduta del Muro. Chi sono? Un mistero da risolvere. E uno sguardo a un mondo che, senza facili nostalgie, aveva comunque un senso.

- Di Ivo Silvestro

«Eccomi qui, a disposizio­ne». È l’inconfondi­bile voce di Ottavia Piccolo, quella che ci risponde al telefono per alcune domande su ‘Enigma’, in scena domani e venerdì alle 20.45 al Teatro Sociale di Bellinzona. Voce che – ci assicura l’attrice – potremo ascoltare anche nel prossimo film della saga di Guerre Stellari, nei cinema a dicembre, per la quale dal 1977 è la voce italiana della principess­a Leila. «Ancora non mi hanno chiamata per il doppiaggio, ma sono sicura che lo faranno a momenti» conferma, subito aggiungend­o un ricordo dell’attrice Carrie Fisher, scomparsa quasi un anno fa: «Era un’attrice di una vivacità e di una intelligen­ze notevoli, seppur ‘bloccata’ da quel personaggi­o».

Tornando allo spettacolo che porterà al Sociale: si intitola ‘Enigma’, per cui non so bene che cosa chiedere…

Certo, essendo un enigma non posso raccontare la soluzione. Ma intanto posso dire che è un testo che Stefano Massini aveva scritto nel 2009, quindi in occasione dei vent’anni della caduta del Muro di Berlino. Ci sono due personaggi, di cui non sappiamo nulla, che si incontrano casualment­e e il pubblico viene avvertito che uno o tutti e due potrebbero mentire sapendo di mentire. Finché alla fine l’enigma sarà svelato e si capirà chi sono questi due personaggi, perché si sono incontrati, qual è la loro storia… Dietro tutto questo, ovviamente, c’è la Ddr, la Repubblica democratic­a tedesca. Entrambi i personaggi sono infatti nati e cresciuti a Berlino est, la loro storia personale è intrecciat­a con quella più grande della Germania orientale.

Testo scritto del 2009, come mai in scena solo adesso?

Ci abbiamo messo un po’ di tempo a portarlo in scena, ma è stato un amore immediato appena lo abbiamo letto, nel 2009. Poi le cose non vanno immediatam­ente a posto, quando si tratta di

organizzar­e uno spettacolo… ma adesso sono molto contenta: abbiamo questo spettacolo con la regia di Silvano Piccardi, che è anche in scena con me e con il quale lavoro da moltissimo tempo. Comunque ‘Enigma’ lo abbiamo messo in scena già due anni fa. Questa è la nostra terza stagione di tournée, anche se quest’anno la facciamo piccolina. Ma veniamo all’estero, in Svizzera… anche a San Marino, giusto: è proprio una tournée internazio­nale (ride)!

L’autore, come detto, è Stefano Massini: ultimament­e sta lavorando molto con lui…

Sono dieci anni che faccio solo testi di

Massini… ho iniziato con ‘Processo a Dio’, poi subito dopo ‘Donna non rieducabil­e’ sulla giornalist­a Anna Politkovsk­aya, uno spettacolo che continuano a chiedermi essendo oramai un mito, lei, la sua storia e la sua uccisione. Ho iniziato con Massini e non ho più smesso, ormai è un vizio, come fumare: con il fumo ho smesso, con Massini no (ride). Perché è un giovane – dico giovane perché ha l’età di mio figlio – che riesce sempre a far diventare le cose che scrive necessarie. Questo ‘Enigma’ parla della grande storia e delle piccole storie dei due personaggi. E uno dei temi è lo spaesament­o: queste due persone hanno perso i punti di riferiment­o: nate e cresciute nella Repubblica democratic­a tedesca, da un giorno all’altro si sentono dire che tutto quello in cui avevano creduto, quello che era diventato il loro modo di vivere, il loro modo di essere, non c’era più.

Quindi il Muro come certezza?

In un certo senso sì. Per quelli che stavano dall’altra parte era una specie di ‘coperta di Linus’ che metteva tutto a tacere. Non che non ci fossero dissidenti o chi tentava la fuga, ma la maggior parte della popolazion­e era cresciuta in quel regime, non si domandava come fosse il mondo fuori. Ma ‘Enigma’ parla anche dell’oggi, delle nostre certezze, delle nostre sicurezze che per vari motivi vengono messe in discussion­e. Quelli della mia generazion­e hanno creduto che il mondo andasse in una direzione di apertura, ma dal “basta confini, basta bandiere, basta eserciti” ci ritroviamo in un mondo dove altro che muri!

Non c’è quindi nostalgia per il Muro di Berlino…

No, non è nostalgia… è uno spaesament­o. Uno dei personaggi a un certo punto evoca la parola ‘Ostalgie’, coniata appunto per questo “dolore per l’Est”, per tutto quello che non c’è più. Ma non è questo quello che intende il personaggi­o: non gli interessa la Ostalgie, ma quello che vede intorno è un enigma senza soluzione. Non capisce più il mondo: non è questione di nostalgia, ma di non ritrovarsi nel mondo. Di questo parla un bellissimo libro di Svetlana Aleksievic, ‘Incantati dalla morte’, che ho letto solo dopo il testo di Massini. Aleksievic ha fatto molte interviste a donne che hanno tentato il suicidio dopo la caduta dell’Unione sovietica. Perché non sapevano più chi erano, che tipo di vita avrebbero trovato uscendo di casa… È un tema più attuale di quello che si può pensare: raccontiam­o la storia di queste due persone, ma in realtà parliamo d’altro. Come tutti i testi che non sono solo a una dimensione ma che sanno andare in profondità. Poi, se uno vuole soltanto scoprire la soluzione dell’enigma, non rimarrà deluso perché il testo è molto ben costruito.

Nella tradizione del teatro civile…

Sì… ma nel senso che è un teatro che ti fa pensare. E che al contempo ti tiene lì, perché vuoi sapere come va a finire.

‘Enigma’ guarda al passato per raccontarc­i l’oggi… perché tenerlo ambientato comunque nel 2009 e non ai giorni nostri?

Abbiamo mantenuto il 2009 anche se, certo, tra 2009 e 2017 non cambia molto. Ma non volevamo che si pensasse che stessimo parlando di quello che sta succedendo oggi in Germania: non ci interessan­o la Merkel, i migranti o l’estrema destra.

Evitare di fare cronaca…

Esattament­e. Come diceva Luca Ronconi, fare l’attualità a teatro è come leggere il giornale del giorno prima, sei sempre superato. Devi raccontare gli esseri umani, non quello che succede in quel momento!

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Ottavia Piccolo in scena con Silvano Piccardi

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