Cpi al lavoro da martedì
Agendata la prima riunione della Commissione d’inchiesta sul caso Argo 1
Il presidente Foletti (Lega): ‘La legge ci permette di far capo a periti esterni. Ne discuteremo. Dipenderà dalle necessità’.
Si comincia martedì prossimo. Con una serie di «atti amministrativi», come spiega il presidente Michele Foletti (Lega). «Dovremo dotarci di un regolamento, stilare un calendario con le sedute, capire chi coinvolgere per assisterci dal punto di vista del segretariato e dei servizi del parlamento». Così con questa prima riunione dal taglio decisamente “pratico”, in agenda alle 8.30 del 21 novembre, si metterà in moto la Commissione parlamentare d’inchiesta, voluta dal Gran Consiglio per fare luce sulle anomalie legate al caso Argo 1. «Il primo lavoro da fare sarà quello di acquisire la documentazione oggi disponibile. Penso in particolare al rapporto della Sottocommissione Vigilanza e i verbali stesi durante le audizioni. Perché una cosa è certa: dobbiamo evitare di fare due volte lo stesso lavoro». Considerati pure i tempi: la Cpi dovrà rassegnare un rapporto entro giugno dell’anno prossimo. Il calendario degli incontri sarà fitto? «Vedremo. Sicuramente ne sapremo di più quando ci sarà consegnata l’inchiesta amministrativa: dovremo vedere a quali conclusioni è giunta e se ci sono degli elementi che meritano di essere approfonditi». Ci sarà poi da stabilire se e chi contattare quale perito esterno. «Anche di questo aspetto discuteremo martedì. La legge ci permette di “assumere” qualcuno di esterno – spiega ancora Foletti –. Il decreto esecutivo ha messo a disposizione circa 100mila franchi a questo scopo. La Cpi istituita sulla sezione della Logistica a suo tempo aveva dato mandato esterno a un perito per delle valutazioni». Se ne parlerà alla prima riunione ma verosimilmente non se ne arriverà a una. «Anche perché bisognerà valutare nel corso dei lavori le necessità che si paleseranno».
Alla Commissione parlamentare d’inchiesta il lavoro non mancherà di certo. Negli ultimi tempi la vicenda Argo 1 e dintorni si è peraltro arricchita di ulteriori particolari. Come l’incontro dello scorso 9 giugno negli uffici del Cantone tra il capo della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie Renato Bernasconi, Carmela Fiorini, il di lei compagno Fiorenzo Dadò (presidente del Ppd) e un funzionario ausiliario assunto dal Dipartimento sanità e socialità. Fiorini è responsabile al Dss del Servizio richiedenti l’asilo: nei suoi confronti il governo ha avviato di recente una procedura disciplinare ai sensi della Lord per la cena – costo complessivo 150 euro – offerta a lei e a Dadò nell’ottobre del 2014, durante il loro soggiorno in un hotel di Bormio con Spa annessa, dall’allora direttore operativo della Argo 1 Marco Sansonetti. Sarebbe stato Sansonetti a consigliare a Fiorini quell’albergo, dove pare avesse alloggiato con l’ex moglie Anna Oxa. Il funzionario ausiliario è stato assunto, con un contratto a termine, il 27 febbraio di quest’anno per compiti di controllo e coordinamento dei vari attori che con ruoli diversi (sicurezza, sanità ecc.) operano nei centri che ospitano migranti. Ed è nell’ambito di quest’attività che ai primi di giugno apprende da ex agenti della Argo 1, passati alle dipendenze di un’altra agenzia, di una vacanza a Bormio pagata da Argo 1 alla funzionaria e al suo compagno. Di queste voci riferisce a Bernasconi. Le medesime voci arrivano anche all’orecchio di Fiorini, che sollecita, bruciando sul tempo, sembra, Bernasconi, un incontro per fare chiarezza. Che avviene venerdì 9 giugno. In quella circostanza Dadò sarebbe apparso molto sec--
cato e piuttosto duro verso l’ausiliario. Il presidente del Ppd avrebbe affermato di non aver mai conosciuto Sansonetti, negando che il soggiorno valtellinese fosse stato pagato dalla Argo 1. E a parlare, durante l’incontro, è prevalentemente lui, Dadò, con ogni probabilità preoccupato anche delle ripercussioni politiche di quelle voci, da lui respinte, se diventassero di dominio pubblico. Comunque sia, qualche giorno dopo la coppia presenta a Bernasconi un paio di ricevute dell’hotel
di Bormio. La cena per due da 150 euro era stata pagata da Sansonetti, circostanza appresa dalla coppia al momento di saldare il conto in albergo. Il resto del soggiorno, un migliaio di euro, Dadò continuerà a sostenere di averlo pagato lui. In contanti. Degli incontri e di quanto emerso da essi, lo ricordiamo, Bernasconi ha ritenuto di non dover informare né il Ministero pubblico, né il capo del suo dipartimento. Ovvero il popolare democratico Paolo Beltraminelli.