laRegione

Cpi al lavoro da martedì

Agendata la prima riunione della Commission­e d’inchiesta sul caso Argo 1

- di Chiara Scapozza e Andrea Manna

Il presidente Foletti (Lega): ‘La legge ci permette di far capo a periti esterni. Ne discuterem­o. Dipenderà dalle necessità’.

Si comincia martedì prossimo. Con una serie di «atti amministra­tivi», come spiega il presidente Michele Foletti (Lega). «Dovremo dotarci di un regolament­o, stilare un calendario con le sedute, capire chi coinvolger­e per assisterci dal punto di vista del segretaria­to e dei servizi del parlamento». Così con questa prima riunione dal taglio decisament­e “pratico”, in agenda alle 8.30 del 21 novembre, si metterà in moto la Commission­e parlamenta­re d’inchiesta, voluta dal Gran Consiglio per fare luce sulle anomalie legate al caso Argo 1. «Il primo lavoro da fare sarà quello di acquisire la documentaz­ione oggi disponibil­e. Penso in particolar­e al rapporto della Sottocommi­ssione Vigilanza e i verbali stesi durante le audizioni. Perché una cosa è certa: dobbiamo evitare di fare due volte lo stesso lavoro». Considerat­i pure i tempi: la Cpi dovrà rassegnare un rapporto entro giugno dell’anno prossimo. Il calendario degli incontri sarà fitto? «Vedremo. Sicurament­e ne sapremo di più quando ci sarà consegnata l’inchiesta amministra­tiva: dovremo vedere a quali conclusion­i è giunta e se ci sono degli elementi che meritano di essere approfondi­ti». Ci sarà poi da stabilire se e chi contattare quale perito esterno. «Anche di questo aspetto discuterem­o martedì. La legge ci permette di “assumere” qualcuno di esterno – spiega ancora Foletti –. Il decreto esecutivo ha messo a disposizio­ne circa 100mila franchi a questo scopo. La Cpi istituita sulla sezione della Logistica a suo tempo aveva dato mandato esterno a un perito per delle valutazion­i». Se ne parlerà alla prima riunione ma verosimilm­ente non se ne arriverà a una. «Anche perché bisognerà valutare nel corso dei lavori le necessità che si paleserann­o».

Alla Commission­e parlamenta­re d’inchiesta il lavoro non mancherà di certo. Negli ultimi tempi la vicenda Argo 1 e dintorni si è peraltro arricchita di ulteriori particolar­i. Come l’incontro dello scorso 9 giugno negli uffici del Cantone tra il capo della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie Renato Bernasconi, Carmela Fiorini, il di lei compagno Fiorenzo Dadò (presidente del Ppd) e un funzionari­o ausiliario assunto dal Dipartimen­to sanità e socialità. Fiorini è responsabi­le al Dss del Servizio richiedent­i l’asilo: nei suoi confronti il governo ha avviato di recente una procedura disciplina­re ai sensi della Lord per la cena – costo complessiv­o 150 euro – offerta a lei e a Dadò nell’ottobre del 2014, durante il loro soggiorno in un hotel di Bormio con Spa annessa, dall’allora direttore operativo della Argo 1 Marco Sansonetti. Sarebbe stato Sansonetti a consigliar­e a Fiorini quell’albergo, dove pare avesse alloggiato con l’ex moglie Anna Oxa. Il funzionari­o ausiliario è stato assunto, con un contratto a termine, il 27 febbraio di quest’anno per compiti di controllo e coordiname­nto dei vari attori che con ruoli diversi (sicurezza, sanità ecc.) operano nei centri che ospitano migranti. Ed è nell’ambito di quest’attività che ai primi di giugno apprende da ex agenti della Argo 1, passati alle dipendenze di un’altra agenzia, di una vacanza a Bormio pagata da Argo 1 alla funzionari­a e al suo compagno. Di queste voci riferisce a Bernasconi. Le medesime voci arrivano anche all’orecchio di Fiorini, che sollecita, bruciando sul tempo, sembra, Bernasconi, un incontro per fare chiarezza. Che avviene venerdì 9 giugno. In quella circostanz­a Dadò sarebbe apparso molto sec--

cato e piuttosto duro verso l’ausiliario. Il presidente del Ppd avrebbe affermato di non aver mai conosciuto Sansonetti, negando che il soggiorno valtelline­se fosse stato pagato dalla Argo 1. E a parlare, durante l’incontro, è prevalente­mente lui, Dadò, con ogni probabilit­à preoccupat­o anche delle ripercussi­oni politiche di quelle voci, da lui respinte, se diventasse­ro di dominio pubblico. Comunque sia, qualche giorno dopo la coppia presenta a Bernasconi un paio di ricevute dell’hotel

di Bormio. La cena per due da 150 euro era stata pagata da Sansonetti, circostanz­a appresa dalla coppia al momento di saldare il conto in albergo. Il resto del soggiorno, un migliaio di euro, Dadò continuerà a sostenere di averlo pagato lui. In contanti. Degli incontri e di quanto emerso da essi, lo ricordiamo, Bernasconi ha ritenuto di non dover informare né il Ministero pubblico, né il capo del suo dipartimen­to. Ovvero il popolare democratic­o Paolo Beltramine­lli.

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TI-PRESS Sotto la lente non solo la sorveglian­za, ma tutta la gestione del settore

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