laRegione

Ticinesi sulle barricate

Gli studenti hanno contestato i modi e la decisione dell’aumento delle tasse all’Uni di Friborgo Mancanza di trasparenz­a e scarsa volontà di ascolto sulle tasse sono all’origine della protesta che ha coinvolto anche la società civile

- Di Jacopo Scarinci

C’erano anche molti ticinesi in piazza a Friborgo la settimana scorsa. Assieme ai loro compagni, hanno protestato contro l’aumento delle tasse universita­rie. Gli svizzero-italiani sono quasi il 10% degli iscritti all’ateneo e «molti sono stati compatti, parte attiva nella protesta», dice raggiunto dalla ‘Regione’ Zeno Casella dell’Unione gaudenti associati (Uga) di Friborgo. «Un aumento di 180 franchi a semestre porta molti studenti a dover pagare l’equivalent­e di un altro affitto o abbonament­o del treno. Son tanti soldi – insiste il membro dell’Uga attivo anche nel Sindacato indipenden­te studenti e apprendist­i (Sisa) –, infatti la protesta è nata dal basso, portando in piazza più di 600 persone, non solo studenti». Gli fa eco Damiano Pasquali, membro dell’Associazio­ne generale degli studenti a Friborgo (Agef), il quale ci racconta come l’aumento sia stato deciso in maniera non proprio ortodossa. «Noi siamo venuti a conoscenza di questa decisione del rettorato grazie a un nostro membro che è nel Senato accademico, non c’è stata alcuna volontà di confrontar­si con gli studenti: è una questione di trasparenz­a». Questo aumento però non riguarda solo gli studenti. «Essendo un’Università cantonale, anche i cittadini saranno chiamati a spendere di più. Se per gli studenti si prevede un aggravio di 3,6 milioni di franchi, globalment­e per la comunità l’aumento sarà di circa 15 milioni». Questo è uno dei motivi che hanno portato più di 5’600 persone, studenti e normali cittadini, a firmare la petizione lanciata dal collettivo ‘Stop la hausse’, «ignorata sia dal rettorato sia dal Consiglio di Stato che ha addirittur­a approvato la richiesta di aumento delle tasse il giorno prima della manifestaz­ione per provare a sgonfiare la protesta» afferma Casella. E adesso? «Stiamo provando a sensibiliz­zare i partiti, qualche sponda con la Gioventù socialista e i giovani Ppd l’abbiamo, speriamo – ci risponde Pasquali». Per Casella «la protesta continuerà con azioni all’interno dell’Università. Noi ticinesi questo aumento non lo accettiamo: già oggi siamo tra gli svizzeri messi peggio economicam­ente, se poi dobbiamo confrontar­ci con queste altre spese diventa ancora più difficile. Oltre a Friborgo ci sono altre sedi universita­rie dove gli studenti ticinesi incontrano difficoltà? Se a Losanna non si registrano aumenti e a Lucerna i disagi per gli italofoni, a Diritto, sono più che altro relativi alle traduzioni, a Zurigo le tasse sono sì cresciute, ma non è stato visto come un problema. Ce lo conferma Francisco Rapp, presidente dell’Associazio­ne studenti ticinesi a Zurigo (Astaz). «Dopo

che per decenni si è rimasti fermi a circa 650 franchi a semestre, nel 2013 si è saliti di 70 franchi». E perché non è stato un problema? «L’aumento non è stato percepito troppo negativame­nte perché i servizi forniti sono ottimi: a Diritto c’è una biblioteca fornitissi­ma, l’offerta di attività sportive è molto ricca, i servizi online anche per la ricerca sono all’avanguardi­a. Quando c’è qualità è giusto pagarla». Diversamen­te da Friborgo, dove gli studenti ticinesi lamentano come l’aumento deciso dal rettorato fosse, nella sua versione, finalizzat­o al raggiungim­ento degli obiettivi dei prossimi anni ma, in realtà, andrà a finanziare un nuovo master in medicina. Trasparenz­a, si diceva.

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TI-PRESS Le spese per gli studi crescono...

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