Ticinesi sulle barricate
Gli studenti hanno contestato i modi e la decisione dell’aumento delle tasse all’Uni di Friborgo Mancanza di trasparenza e scarsa volontà di ascolto sulle tasse sono all’origine della protesta che ha coinvolto anche la società civile
C’erano anche molti ticinesi in piazza a Friborgo la settimana scorsa. Assieme ai loro compagni, hanno protestato contro l’aumento delle tasse universitarie. Gli svizzero-italiani sono quasi il 10% degli iscritti all’ateneo e «molti sono stati compatti, parte attiva nella protesta», dice raggiunto dalla ‘Regione’ Zeno Casella dell’Unione gaudenti associati (Uga) di Friborgo. «Un aumento di 180 franchi a semestre porta molti studenti a dover pagare l’equivalente di un altro affitto o abbonamento del treno. Son tanti soldi – insiste il membro dell’Uga attivo anche nel Sindacato indipendente studenti e apprendisti (Sisa) –, infatti la protesta è nata dal basso, portando in piazza più di 600 persone, non solo studenti». Gli fa eco Damiano Pasquali, membro dell’Associazione generale degli studenti a Friborgo (Agef), il quale ci racconta come l’aumento sia stato deciso in maniera non proprio ortodossa. «Noi siamo venuti a conoscenza di questa decisione del rettorato grazie a un nostro membro che è nel Senato accademico, non c’è stata alcuna volontà di confrontarsi con gli studenti: è una questione di trasparenza». Questo aumento però non riguarda solo gli studenti. «Essendo un’Università cantonale, anche i cittadini saranno chiamati a spendere di più. Se per gli studenti si prevede un aggravio di 3,6 milioni di franchi, globalmente per la comunità l’aumento sarà di circa 15 milioni». Questo è uno dei motivi che hanno portato più di 5’600 persone, studenti e normali cittadini, a firmare la petizione lanciata dal collettivo ‘Stop la hausse’, «ignorata sia dal rettorato sia dal Consiglio di Stato che ha addirittura approvato la richiesta di aumento delle tasse il giorno prima della manifestazione per provare a sgonfiare la protesta» afferma Casella. E adesso? «Stiamo provando a sensibilizzare i partiti, qualche sponda con la Gioventù socialista e i giovani Ppd l’abbiamo, speriamo – ci risponde Pasquali». Per Casella «la protesta continuerà con azioni all’interno dell’Università. Noi ticinesi questo aumento non lo accettiamo: già oggi siamo tra gli svizzeri messi peggio economicamente, se poi dobbiamo confrontarci con queste altre spese diventa ancora più difficile. Oltre a Friborgo ci sono altre sedi universitarie dove gli studenti ticinesi incontrano difficoltà? Se a Losanna non si registrano aumenti e a Lucerna i disagi per gli italofoni, a Diritto, sono più che altro relativi alle traduzioni, a Zurigo le tasse sono sì cresciute, ma non è stato visto come un problema. Ce lo conferma Francisco Rapp, presidente dell’Associazione studenti ticinesi a Zurigo (Astaz). «Dopo
che per decenni si è rimasti fermi a circa 650 franchi a semestre, nel 2013 si è saliti di 70 franchi». E perché non è stato un problema? «L’aumento non è stato percepito troppo negativamente perché i servizi forniti sono ottimi: a Diritto c’è una biblioteca fornitissima, l’offerta di attività sportive è molto ricca, i servizi online anche per la ricerca sono all’avanguardia. Quando c’è qualità è giusto pagarla». Diversamente da Friborgo, dove gli studenti ticinesi lamentano come l’aumento deciso dal rettorato fosse, nella sua versione, finalizzato al raggiungimento degli obiettivi dei prossimi anni ma, in realtà, andrà a finanziare un nuovo master in medicina. Trasparenza, si diceva.