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‘E la politica dov’è?’

Officine, ‘silenzio assordante’: commission­e personale e associazio­ne preoccupat­e

- Di Marino Molinaro

Frizzo ha esposto a un dibattito dell’Mps il drastico calo di ore e operai. Eppure la Convenzion­e del 2013, sottoscrit­ta anche da Consiglio di Stato e Municipio, assicurava l’impegno delle Ffs a mantenere i livelli invariati.

Quando manca un mese alla decisione delle Ffs sulla realizzazi­one di una probabile nuova Officina di manutenzio­ne nel Bellinzone­se, monta la preoccupaz­ione degli operai. Timori – è stato spiegato giovedì alla Commercio durante una serata organizzat­a dal Movimento per il socialismo alla presenza di una settantina di persone – che tirano in ballo la presunta inattività delle autorità cantonali e comunali di fronte alla continua erosione di ore lavorative e di dipendenti accertata negli ultimi quattro anni nello stabilimen­to cittadino e presumibil­e in quello che dovrebbe sorgere entro una decina d’anni. Stando alle cifre esposte da Gianni Frizzo, presidente dell’associazio­ne ‘Giù le mani’, l’erosione è stata del 25% (il personale è sceso da 455 a 343 e le ore lavorative annue da 430mila a 350mila) mentre proprio nel 2013 Ferrovie, Consiglio di Stato, Municipio di Bellinzona, organizzaz­ioni degli operai, Enti regionali di sviluppo Bellinzone­se e Mendrisiot­to, nonché Supsi, avevano firmato la convenzion­e per l’istituzion­e del Centro di competenze in materia di mobilità sostenibil­e e ferroviari­a. Nella quale veniva detto che “le Ffs assicurera­nno alle Officine di Bellinzona volumi analoghi a quelli attuali per i prossimi anni (ndr: 430mila ore/anno) e s’impegnano nell’attuazione di una strategia chiara per la stabilizza­zione e per uno sviluppo sostenibil­e a medio-lungo termine”. Il tutto orientato a “un’attività di successo sul mercato anche a lungo termine”. «Ma le cifre in nostro possesso e che le Ffs non hanno mai smentito, dicono che tutto questo non sta avvenendo», ha ribadito Frizzo: «Ora, oltre alle promesse non mantenute, ciò che ci preoccupa è il silenzio assordante della politica cantonale e cittadina. Alle ‘tavole rotonde’ e alla ‘piattaform­a’ di discussion­e con le Ffs abbiamo sempre rimarcato i nostri forti timori invitando le Ferrovie a rispettare la convenzion­e e sottoponen­do loro progetti di carattere industrial­e. Per contro Governo e Municipio sembrano solo assecondar­le su progetti futuri che non ci soddisfano, come lo spostament­o delle Officine e la loro riduzione a deposito per la piccola manutenzio­ne, con al massimo 150/160 operai nel 2026, ossia il 68% in meno del 2013!».

‘Ampi margini di guadagno’

Ivan Cozzaglio, presidente della Commission­e del personale, ha poi ricordato che le Ffs chiedono al Cantone, per le nuove Officine, di garantire un impegno per 100 milioni: «Un unicum in Svizzera, perché Oltralpe certe cose non accadono». Ha rincarato la dose il coordinato­re Mps Giuseppe Sergi: «Tutto questo sta accadendo mentre il mercato ferroviari­o è in grande espansione. Sarebbe sufficient­e un investimen­to mirato, in linea con le misure indicate nel 2009 dallo studio Supsi, per trasformar­e le Officine in un vero polo tecnologic­o». D’altronde, ha aggiunto il deputato Mps e sindacalis­ta Matteo Pronzini, «proprio nella manutenzio­ne ferroviari­a ci sono ampi margini di profitto. Se n’è accorto, ahinoi, il settore privato».

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TI-PRESS Gianni Frizzo e Ivan Cozzaglio

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