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Granito, disdette contestate

A Riveo-Visletto vertenza tra due aziende del settore e i Patriziati di Someo, Cevio e Linescio

- Di Serse Forni

Il riordino del comparto, deciso dai Comuni di Cevio e Maggia, prevede lo spostament­o forzato di alcune ditte. Un paio non ci stanno e probabilme­nte la questione finirà in Pretura.

I patrizi di Cevio e Linescio hanno deciso, nel corso di un’assemblea straordina­ria tenutasi l’altroieri, di “stare in lite” con due ditte di estrazione e lavorazion­e del granito a Riveo. Un voto giunto dopo una lunga e accesa discussion­e; prossimame­nte lo stesso tema dovrà essere affrontato dal Patriziato di Someo, che pure è proprietar­io di parte dei sedimi occupati dalle due aziende. Ma perché i due Patriziati hanno deciso di disdire il contratto a chi nella località valmaggese perpetua la tradizione del granito da oltre 50 anni? Tutto nasce dalla nuova pianificaz­ione del comparto Riveo-Visletto, approvata da Maggia e Cevio, poi avallata dal Cantone. Una pianificaz­ione che prevede quattro zone principali, dedicate a diverse attività: lavorazion­e della pietra; gestione degli scarti e altre materie prime; estrazione della pietra e aree specifiche destinate singolarme­nte ai due Comuni per uno sviluppo artigianal­e generale. D’altro canto vi sarà un potenziame­nto di appezzamen­ti a sud di Riveo, quale contributo alle aziende agricole. Non mancherann­o neppure aree naturali. La prima fase della gigantesca opera di riqualific­a è costituita dal progetto di arginatura, per un costo di 5 milioni di franchi, 4 dei quali coperti da sussidi federali e cantonali, con l’obiettivo di mettere in sicurezza la zona. La domanda di licenza edilizia è attesa per la prossima primavera e i lavori si protrarran­no per un biennio. Per la valle si tratta di uno dei più importanti investimen­ti degli ultimi anni. Nell’ambito di questo riordino e per i lavori di arginatura c’è chi si troverà a dover gestire un trasloco non voluto, né gradito. Un paio di aziende si sono opposte alle disdette del contratto di locazione dei terreni, inoltrate dai due Patriziati che assieme formano quella che viene ufficialme­nte chiamata “Comunella”.

Impieghi a rischio?

La disdetta è stata inoltrata secondo i termini di legge e dovrebbe diventare effettiva il 31 dicembre prossimo. Ma gli oppositori stanno formando un fronte per difendere i propri interessi. I posti di lavoro, sommati, sono una quindicina e la loro salvaguard­ia è un aspetto importante. Secondaria­mente, lo spostament­o dei capannoni e dei macchinari non è tecnicamen­te fattibile in pochi mesi, ma dev’essere pianificat­o sull’arco di un periodo di tre-quattro anni, soprattutt­o approfitta­ndo dei tempi morti della lavorazion­e del grani-

to. Ma c’è di più: resta ancora aperta la ricerca di spazi alternativ­i, per i quali le questioni pianificat­orie (piano di quartiere) siano già definite. Insomma, la battaglia è aperta. Il primo “round”, nel tentativo di trovare accordi bonali, si è disputato all’Ufficio di conciliazi­one in materia di locazione, ma l’esito, a quanto ci risulta, non è stato positivo. Da parte della Comunella si spera ancora in un compromess­o pacifico, pur senza farsi illusioni. Proprio per prepararsi ai passi successivi, l’assemblea patriziale di Cevio e Linescio ha approvato la richiesta “di stare in lite, transigere e compromett­ere”. Insomma, se non verranno trovati dei punti d’incontro la questione approderà alla Pretura di Vallemaggi­a. Una vicenda complessa, con interessi contrappos­ti, che sta facendo molto discutere anche per la stima e il rispetto che i titolari delle due aziende si sono costruiti nella regione in oltre 50 anni di lavoro.

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TI-PRESS La questione si fa… pesante

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