Chirurgia, Arigoni ai vertici nazionali
Durante il congresso svoltosi a Bienne, la Società svizzera di chirurgia generale e traumatologia (Sscgt) ha scelto il suo presidente. Si tratta di Michele Arigoni, primario di chirurgia dell’Ospedale regionale di Locarno. «Mi impegno per questa società da tempo, accolgo questa scelta con gioia, pur sapendo che è un onore e un onere», così alla ‘Regione’ il neoeletto. La Sscgt è responsabile del titolo di formazione approfondita in chirurgia generale e traumatologia, difende gli interessi dei chirurghi generalisti ed insieme quelli degli specialisti in traumatologia. «La società che ora presiedo – riferisce Arigoni – si occupa soprattutto della chirurgia generale, quella che viene effettuata negli ospedali di piccola e media grandezza nei quali è richiesta una figura con ampio spettro di attività, un professionista che sia in grado di prendere in carico gran parte dei pazienti. Fermo restando che per patologie specifiche ci si avvale della collaborazione degli specialisti». L’esigenza di ‘generalisti’ si deve «a una corsa alla super-specializzazione che è indispensabile, è vero – sostiene Arigoni –, ma è anche indispensabile poter contare su chi è in grado di prendere a carico il paziente che arriva al Pronto soccorso, situazione per la quale serve una visione ampia della patologia». Una delle missioni che attendono Arigoni è quella di «motivare i giovani, che in generale si mostrano molto interessati nell’immediato, poi col tempo vogliono assestarsi e vanno verso la specialità». Questo per la complessità di conciliare la vita privata con un lavoro «imperniato su situazioni d’urgenza ed emergenza». Il chirurgo generalista diventa a sua volta figura specializzata, se inserita in un quadro di richiesta specifica: «Siamo partner interessanti per gli ospedali universitari o per quelli più grandi – dice Arigoni –, perché nella presa in carico dell’urgenza abbiamo la miglior specializzazione possibile». Un ultimo pensiero sull’idea, assai diffusa in molti cantoni, di centralizzare la medicina: «Fino a che in Svizzera si vorranno mantenere gli ospedali di piccola e media grandezza – conclude il primario – ci vorranno medici del nostro calibro». B.D.