laRegione

Truffa, tre frati senza colpe

- Di Marco Marelli

L’esame delle carte fornite per rogatoria dal procurator­e generale John Noseda, che per la parte di sua competenza ha indagato Leonida Rossi, 78enne, personaggi­o centrale della maxi truffa di oltre 50 milioni di euro, ai danni dell’Ordine dei frati minori francescan­i d’Assisi, ha indotto il pm Sergio Spadaro, sostituto della Procura di Milano, ad archiviare la posizione dei tre economi accusati di appropriaz­ione indebita, per aver affidato al sedicente broker l’ingente somma. Rossi si era impiccato nella sua villetta di Lurago d’Erba, il 26 novembre 2015, il giorno dopo una serie di perquisizi­oni a Paradiso e a Milano. Dai documenti arrivati a Milano è emerso che i tre economi dell’Ordine dei “poverelli d’Assisi” non avevano tratto benefici personali dall’incauta decisione di affidare i 50 milioni a un sedicente broker, senza licenza di operare nel mondo finanziari­o, che a Paradiso aveva residenza e uffici, perquisiti la mattina del 25 novembre 2015 dalla Polizia cantonale, inviata dal pg John Noseda. Nelle stesse ore sono state effettuate perquisizi­oni anche a Milano, nella sede della società di Rossi e negli uffici dei tre economi che dal 2010 al 2012 avevano affidato al sedicente broker la somma evaporata come neve al sole d’agosto. Anche perché non è stato possibile recuperare i capitali che da Lugano sono partiti verso Paesi africani, per una villa in Kenia e per realizzare villaggi turistici sul Mar Rosso. Paesi che non hanno risposto alle rogatorie svizzere e italiane. A conti fatti, l’Ordine dei frati minori francescan­i ci ha rimesso 49 milioni di euro, avendo recuperato solo i beni di Rossi. A farne le spese, oltre ai “poverelli d’Assisi”, anche l’Opera Don Bosco per le missioni che a Rossi aveva affidato 680mila euro.

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TI-PRESS Svaniti nel nulla 49 milioni di euro

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