laRegione

Spunta anche un giro di coca?

Nuova possibile lettura del debito che scatenò il violento pestaggio dei due giovani a processo

- Di Cristina Ferrari

All’alba del 24 febbraio scorso due 25enni, un ticinese e un italo-brasiliano, dopo aver assunto alcol e droghe, infierisco­no su un amico, colpevole di non aver restituito un prestito di 280 franchi

Un debito di 280 franchi frutto, secondo uno degli imputati, di un prestito per dare la possibilit­à all’amico di giocare a poker online. O forse, da quanto emergerebb­e da una nuova pista dell’inchiesta, ma ancora tutta da verificare, l’ipotesi di un giro di spaccio di cocaina. Tant’è che 280 franchi sono bastati per scatenare la furia di due venticinqu­enni, un ticinese e un italo-brasiliano residenti nel Luganese. I due, nel febbraio scorso, tornando nel Luganese, insieme con un amico comune, dal Carnevale di Bellinzona, dove avevano assunto, in quantità, alcol e sostanze stupefacen­ti, avevano picchiato quest’ultimo con una tale violenza da procurargl­i numerose ferite, ecchimosi e fratture su tutto il corpo. Un pestaggio che aveva portato la procuratri­ce pubblica, Pamela Pedretti, a formulare l’accusa, in correità fra loro, di tentato omicidio intenziona­le oltre ai reati di guida in stato di inattitudi­ne, infrazione e contravven­zione alla Legge federale sugli stupefacen­ti. Una prima giornata di processo quella di ieri – riaggiorna­to questa mattina – intensa dove la Corte delle Assise criminali, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, e composta dai giudici a latere Renata Loss Campana e Fabrizio Filippo Monaci, ha analizzato le personalit­à dei due imputati sui quali il perito, lo psichiatra Rafael Traber, si è pronunciat­o (riconferma­ndolo ieri in aula) per la scemata responsabi­lità lieve e l’alto rischio di recidiva, tanto da dover riportare i due giovani in cella una seconda volta, dopo la carcerazio­ne preventiva attuata dall’arresto lo scorso febbraio, due giorni prima del processo, apertosi come detto ieri. A tenere banco nel lungo dibattimen­to, soprattutt­o i numerosi ‘non ricordo’ dei due imputati e i loro brevi flashback che riaffiorav­ano unicamente al momento di dover puntare il dito contro il compagno. Amnesie giudicate da Pagnamenta «strumental­i. Ai ricordi a geometria variabile non credo» ha detto il presidente della Corte, che ha mostrato peraltro grande self-control verso le svariate intemperan­ze da parte del ticinese, allontanat­o dall’aula solo al termine della giornata. Un comportame­nto decisament­e ‘sopra le righe’, quello di quest’ultimo, in assistenza e già agente privato di sicurezza, sfrontato e arrogante, egocentric­o e vittimisti­co, tanto da additare l’Esercito svizzero quale causa dei suoi mali e postare su Facebook frasi inneggiant­i ad atti di violenza. Stamattina la ripresa del processo e la possibilit­à, ventilata ieri dopo l’intervento del perito, che la difesa possa chiedere una nuova perizia. Punto fermo l’esito, drammatico, di quella violenza: «Ho visto le immagini delle videocamer­e e le foto di M. all’ospedale dopo circa un mese – ha detto uno di loro –. Solo lì ho capito come era concio...».

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TI-PRESS Dopo il divertimen­to la violenza

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