laRegione

Un altro giornalism­o?

- Di Cristiana Storelli

Segue da pagina 21 Ancora recentemen­te in una serata pubblica è stato affermato che la stampa scritta non è destinata a sparire ma pure che dovrà sempre più adattarsi a essere di ricerca (interpreta­zione personale), sempre più competente, profession­ale, capace di mostrare, indicare, parlare/scrivere anche di realtà (vissute, conosciute e riconosciu­te, oltre che verificate). Differenze essenziali rispetto agli attuali, e più usati ormai, media (social) sono il linguaggio, la reperibili­tà, l’approfondi­mento oltre l’oggettivit­à, che peraltro è sempre anche un po’ soggettiva, e il pubblico cui ci si rivolge (tutti?). Nell’articolo dal titolo “Svizzera fuori subito dall’Onu e dal Consiglio d’Europa” del ‘Mattino della domenica’ del 12 novembre, ci sono cose che vanno esattament­e in senso inverso a quanto indicato sopra: il linguaggio dapprima (senza commenti), le espression­i, l’ignoranza che traspare da ogni riferiment­o, luoghi comuni che fanno notizia per renderla di parte (la loro) ma non per l’oggettivit­à necessaria per svolgere l’argomento (la parola stranieri sempre in senso spregiativ­o, razzismo, tolleranza) il tutto per arrivare a propaganda­re “muri” che non fanno altro che chiudere il cervello in giardini di pietra. Si dimentica spesso che sono molti a essere stranieri (in positivo) e questo non fa altro che arricchire la società nella quale e con la quale si vive, società che domanda sempre più di essere aperta, disponibil­e e… solidale. Ma poi l’obiettivo dell’articolo citato (Fuori da…) è quanto di più sciocco ci possa essere. Far parte di un’organizzaz­ione internazio­nale significa condivider­e principi e obiettivi, ma non solo, significa pure portare e ricevere informazio­ni, scambiare esperienze e proposte, verificare le proprie attività alla luce dei principi che ne stanno alla base. Vuol dire arricchirs­i oltre che sentirsi parte del mondo. Allora: se l’invito dell’articolist­a (che sembra piuttosto un ordine generico diretto a non si sa chi di precisione) è quello di uscire dalle organizzaz­ioni internazio­nali, vuol dire lasciare tutto questo e buttare nel bidone della spazzatura (il suo) anche la “Dichiarazi­one universale dei diritti dell’uomo”, cosa che l’articolist­a sottintend­e evidenteme­nte. Ogni altro commento è inutile.

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