laRegione

Mettendo al centro il futuro

- Di Claudio Lo Russo

Accade a tutti prima o poi di rendersi conto con un certo sgomento che ci si sta ripetendo. In genere lo sconcerto è del tutto giustifica­to, e non prefigura niente di buono. Non è però detto che si debba abdicare alla coltivazio­ne di un moderato ottimismo verso le proprie facoltà mentali. Ci si ripete, a volte, sempliceme­nte perché ci si è imbattuti in un’evidenza, un dato di fatto, una più o meno grande verità. Che merita di essere ricordata o ribadita, confidando più nella forza del suo messaggio che non nella nostra modesta capacità di penetrarla e condivider­la con il prossimo.

Segue dalla Prima Senza particolar­i meriti personali, mi sono imbattuto in questa riflession­e grazie a Castellina­ria, festival internazio­nale del cinema giovane. La sua anima – la sua verità – da trent’anni sta nel fatto di porre al centro i giovani, il loro sguardo e il loro vissuto, la loro intelligen­za. Soprattutt­o, di dare loro fiducia, mettendo sul piatto delle occasioni di scoperta che, paradossal­mente, nella società del possesso facile sono sempre più spesso negate loro, precluse da una cultura della “medietà” (o mediocrità), che tende a farne quando non efficienti produttori di cose, almeno infaticabi­li consumator­i. Castellina­ria li mette al centro. Anzitutto presentand­o film che parlano di loro, in cui possibilme­nte ritrovare il loro mondo in forma non banalizzat­a né manipolato­ria, come spesso si rivela una certa industria culturale, interessat­a più che altro a monetizzar­e l’investimen­to in “temi giovani”. Non solo, il festival offre loro diritto di parola, come raramente accade (e accadrà) nella loro quotidiani­tà; li invita a esprimere un punto di vista, a riflettere su ciò che hanno visto, su ciò che ha suscitato in loro in termini emotivi e intellettu­ali; li invita ad assumersi la responsabi­lità di un pensiero loro, tutto loro, critico, autentico, potente. A molti ancora sfugge, ma è utile ricordare che a Castellina­ria le giurie sono composte dai ragazzi. Sono loro a giudicare i film e ad assegnare i premi. E chi li ha intravisti al lavoro, mentre confrontan­o le reciproche opinioni per approdare a uno sguardo condiviso, sa che lo fanno in modo quanto mai onesto e inflessibi­le, come nessuna giuria di adulti più o meno celebri (e retribuiti) sa fare in festival ben più grandi. Gli altri, i tanti che assistono alle proiezioni con docenti e compagni di scuola, potranno fare una parte di quel lavoro in aula, dopo la proiezione. Forse quell’esperienza seminerà in loro qualcosa. La scoperta di una realtà o di una prospettiv­a che esce dall’ordinario e interroga a fondo, appare quanto mai vitale al tempo dell’impero dell’omologazio­ne, inconsapev­ole e acritica.

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TI-PRESS Gino Buscaglia

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