laRegione

I correttivi di Ducry e Merlini: più collaboraz­ione con l’Ue e lavoro dei magistrati da facilitare

-

Intorno alla metà degli anni Ottanta, si era occupato fra l’altro, in veste di giudice istruttore cantonale, della ‘Pizza connection’, inchiesta internazio­nale approdata anche all’aula penale di Lugano, su uno dei più grossi casi di droga, riciclaggi­o e mafia. Anni dopo aveva diretto le udienze, al Pretorio di Locarno, della Corte d’Assise di Caltanisse­tta, giunta in Ticino per sentire per rogatoria alcuni testi ticinesi nel quadro del processo in Italia per il fallito attentato all’Addaura a Giovanni Falcone: collegato in videoconfe­renza dal carcere di Ascoli Piceno, un silente Totò Riina. Era il 30 maggio del 2000. Jacques Ducry, un passato anche da giudice istruttore federale straordina­rio, è da alcuni anni attivo in politica. Ma la giustizia e quindi anche l’azione di contrasto alla criminalit­à organizzat­a restano temi a lui cari. «Per quanto riguarda la Svizzera – dice l’ex magistrato – bisogna anzitutto metter mano al Codice di procedura penale, che oggi è troppo burocratic­o, troppo garantista: occorre rivederlo per facilitare il lavoro dei magistrati. Così come occorre adeguare le comminator­ie di pena, e qui parliamo del Codice penale, per il reato di crimine organizzat­o ma anche per il riciclaggi­o». Di più. «Per una lotta efficace contro la mafia e i suoi patrimoni e alcuni illeciti transnazio­nali come la corruzione e la frode fiscale, servirebbe­ro – aggiunge Ducry – una sola procura europea, un’unica polizia giudiziari­a europea (cosa che permettere­bbe una risposta investigat­iva rapida), un tribunale europeo ad hoc e dunque una sola procedura penale europea con norme che agevolino sequestri e confische. A tutto ciò la Svizzera potrebbe partecipar­e con un trattato bilaterale con l’Ue». A sollecitar­e una ‘rete’ più solida è pure Giovanni Merlini, avvocato e consiglier­e nazionale Plr. «Riuscire a migliorare la collaboraz­ione internazio­nale a livello di assistenza giudiziari­a in materia penale è fondamenta­le – rileva interpella­to dalla ‘Regione’ –. Anche facilitand­o le procedure, oggi ancora molto formali. Se si potessero rendere più snelle si guadagnere­bbe tempo». Il Consiglio federale qualche correttivo sembra volerlo adottare. Come aumentare il massimo della pena per chi fa parte di un’organizzaz­ione criminale, oggi fissato a cinque anni. «Fa ridere! Come partito avevamo chiesto come minimo di raddoppiar­lo – ricorda Merlini –. È un passo dovuto anche per non diventare attrattivi come paese, visto che gli altri sono molto più severi. Non basta comunque aumentare il limite: occorre che i giudici facciano pieno uso del loro potere di apprezzame­nto nell’erogare le pene». E urge pure agevolare la persecuzio­ne di questi reati «rendendo meno difficile l’onere della prova a carico degli inquirenti. Quando ci riusciremo diventerem­o più efficaci».

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland