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‘Conta il bene di Federer’

Poco esposto e poco incline a esporsi, Severin Lüthi antepone il tennis del suo assistito alle luci della ribalta

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A Ivan Ljubicic sono stati attribuiti i meriti per il ritorno ai massimi livelli di Roger Federer, il cui tennis il croato ha saputo modificare, rendendolo nuovamente vincente. Tra gli artefici dei successi del basilese c’è però anche Severin Lüthi, fedele compagno di viaggio. Meno profilato, ma presente. Ma non per questo meno meritevole. «Non sono uno che chiede a tutti quanto il mio lavoro venga considerat­o – spiega il capitano di Coppa Davis –. La possibilit­à di espormi di più l’avrei, ma non è il mio obiettivo. Per me conta solo che Roger giochi bene. Rilasciare qualche intervista in più non aggiungere­bbe niente al suo tennis. A me preme che lo staff per il quale lavoro sia contento del mio operato. È difficile valutare l’operato di un allenatore. Qualcuno può davvero dire se sono più bravo di un mio collega?». Un finale di stagione così era difficile da ipotizzare. «Se l’avessimo chiusa subito, dopo gli Australian Open, sarebbe stata comunque un successo. I motivi sono molteplici. In primo luogo, Federer si è ripresenta­to fresco. Ha lavorato molto, certo, ma la freschezza è determinan­te. A volte torna da tre settimane di vacanza e colpisce la palla talmente bene che sembra che ha giocato ogni giorno. Con l’esperienza che ha, non deve più sorbirsi tutti i carichi di un tempo. L’ottimo avvio di stagione ha naturalmen­te contribuit­o al buon esito della stagione. Ha fatto il pieno di fiducia. Senza volerne sminuire la portata, i suoi successi sono stati favoriti anche dall’assenza prolungata di qualche collega illustre. Sappiamo tutti che può battere chiunque, ma se per vincere un torneo devi vedertela anche contro Murray o Djokovic, le cose si

fanno un po’ più complicate». La scelta di rinunciare alla stagione sulla terra è stata pagante. «Conta che funzioni l’alternanza tra i tornei, la pausa e la ripresa. Quest’anno rinunciare al rosso ha funzionato, ma non è detto che ogni stagione sia uguale all’altra». In questo Masters Federer non ha ancora sfoderato il suo tennis migliore. «E ha comunque vinto tre partite. A volte con lui si ha quasi l’impression­e che tutto vien da sé, ma non è così. Dopo Basilea era stanco, fisicament­e e mentalment­e. Ecco perché è stato importante scaricare, senza allenarsi. Se passa un giorno senza tennis, non se ne fa certo

un cruccio. Altri forse sì, ma non lui. È vero che forse deve alzare il livello, per vincere le Finals, ma è anche innegabile che migliora di partita in partita». Per pochi punti, alla fine dell’anno non sarà numero uno... «Lo diventereb­be molto volontieri, ma a un certo punto della carriera non puoi inseguire ostinatame­nte ogni singolo obiettivo. Alla prima poltrona mondiale preferisco il successo qui a Londra». Si vedrebbe coach di un altro giocatore? «Non ce n’è uno migliore di lui, sotto tutti i punti di vista: umano, tecnico. Ed è svizzero. Sono fiero che lo sia. Per tornare alla domanda, al momento il problema non si pone». Come sta Stan Wawrinka? «Ultimament­e l’ho visto poco, a mia volta ero parecchio in giro. Lo incontro settimana prossima. Non come coach, come amico, per finalmente rivederlo. Sa che se lo desidera può contare su di me». L’ultima volta che Stan si ritrovò senza coach, lo aiutò tanto. Ma ancora non era il tennista in grado di vincere uno Slam. «Prima di dargli dei consigli, dovrei parlarne a Roger. Ma anche quando c’era Magnus Norman, ho agito a volte da consulente. Roger è straordina­rio. Quando gli dico che vado da Stan, mi risponde “va pure, è anche amico mio”». La partenza di Norman è un duro colpo. «Con lui tutto andava per il meglio. Non ci sarebbe stato motivi di cambiare (lo svedese ha scelto di trascorrer­e più tempo con la famiglia, ndr), ma Stan è maturato molto e sa di cosa o di chi ha bisogno. Troverà di sicuro una buona soluzione».

In semifinale contro Goffin

È il belga David Goffin l’avversario di Roger Federer oggi in semifinale. Il belga ha estromesso dal Masters l’austriaco Dominic Thiem, battuto 6-4 6-1. L’altra ‘semi’ mette di fronte il bulgaro Dimitrov e l’americano Jack Sock, l’ultimo arrivato tra gli otto eletti di Londra.

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KEYSTONE Severin Lüthi e Ivan Ljubicic sono uno dei ‘segreti’ di Federer

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