Servizio civile in trincea
Il giro di vite che il Consiglio federale ipotizza per i civilisti non convince sinistra e pacifisti
Luca Buzzi: ‘È utile e ben accettato,ma Berna finge di non vedere. Si sta mettendo in discussione il diritto all’obiezione di coscienza’.
«Quello che ci ha sconcertato è che il Consiglio federale si sia piegato a delle proposte che finora sono sempre state rifiutate». Luca Buzzi, coordinatore del Centro per la Nonviolenza della Svizzera italiana (Cnsi), è lapidario nel commentare la volontà del governo di rendere più difficile l’accesso al servizio civile. «Sono anni che dal Consiglio nazionale arrivano pressioni, ma finora il governo aveva sempre resistito – afferma Buzzi –. Schneider-Ammann definì quelle proposte addirittura anticostituzionali. La presenza di Cassis ha evidentemente favorito questa scelta». Il Consiglio federale ha fatto notare come il numero dei civilisti sia impennato negli ultimi anni, arrivando nel 2016 a 6’169 (1’500 in più rispetto al 2011). «Sono argomentazioni abbastanza ridicole – commenta Buzzi –. Da una parte non c’è problema di effettivi nell’esercito e l’ha detto lo stesso governo dopo studi e verifiche, dall’altra non ci si preoccupa del fatto che la maggioranza di chi abbandona durante e dopo la scuola reclute non sono quelli che passano al servizio civile, ma quelli che lasciano per motivi medici, psicologici o privati». Di più. «Contrariamente ai civilisti, molti militari non terminano nemmeno il loro periodo di servizio. Queste persone apparentemente non interessano, ma fanno comodo perché devono pagare la tassa di esenzione recentemente aumentata». Il coordinatore del Cnsi è amareggiato anche per la sottovalutazione dell’importanza del servizio civile. «È preoccupante che venga anteposto il pensiero di persone che continuano a osteggiare questa scelta, che fanno di tutto per minimizzarne l’utilità». Il motivo? «Evitare il confronto con le attività del servizio militare, spesso inutili e incomprensibili. L’importanza e l’accettazione del servizio civile nelle case anziani, negli ospedali, nei vari istituti, nella protezione dell’ambiente e nelle numerose altre attività è invece ormai acquisita nella maggioranza della popolazione».
‘Costa molto meno’
Ma se è così, perché il Consiglio federale sembrerebbe operare in maniera opposta? «Fanno finta di non vedere, si nascondono dietro la ‘realpolitik’ dell’esercito di milizia a tutti i costi e delle spese spropositate. Ma ogni giorno di lavoro del servizio civile è costato in media 5,4 franchi, uno di servizio militare costa centinaia di volte di più e serve a molto meno». Quindi i motivi economici non sussistono? «Non stanno in piedi. I nostalgici dell’esercito di milizia di stile prussiano stanno rimettendo in questione il diritto all’obiezione di coscienza. Stiamo facendo passi indietro».