laRegione

Anche la coalizione ‘Giamaica’ è a rischio

Trattative a oltranza per far nascere il futuro governo tedesco

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Berlino – Anche il secondo ultimatum scade (era stato previsto per ieri, alle ore 18) senza un’intesa dei partner ‘Giamaica’ a Berlino. Dopo undici ore di colloqui il clima è tesissimo, la situazione viene definita “seria” dalle fonti che partecipan­o ai negoziati preliminar­i per un possibile governo nero-giallo-verde, fra Unione (Cdu-Csu), liberali e verdi. L’accordo sulla finanza c’è, ma si continua a litigare sui profughi e sul ricongiung­imento dei familiari, negato dai bavaresi di Horst Seehofer, e voluto a tutti i costi dai verdi. E la Bild lancia l’allarme pochi minuti prima della scadenza dell’ultimatum parlando di “aria di fallimento”. I leader si sono quindi incontrati di nuovo per un confronto a cinque (i verdi ne hanno due) un’ora dopo, e i liberali hanno provato ad aumentare la pressione, affermando di avere smesso di trattare e di “attendere” che siano accettate le loro condizioni: pollice alzato o pollice verso, in sintesi. Come a dire che almeno loro, che l’avevano imposto, l’ultimatum del tardo pomeriggio di domenica l’avrebbero rispettato. In realtà questo ritardo era annunciato: Seehofer entrando ai lavori aveva detto che si sarebbe finito un po’ oltre, affermando però che questo sarebbe stato il “giorno della decisione”. Che le trattative fossero in salita si era visto dalle reazioni piccate all’intervista rilasciata dal verde Juergen Trittin, ritenuto comunement­e un abilissimo negoziator­e. È lui, come si dice in giro, l’ostacolo all’intesa, ha provato a chiedergli l’inserto domenicale del tabloid? La risposta non è stata accomodant­e. Trittin ha accusato i liberali di essere tendenzial­mente euroscetti­ci, e ha messo seriamente in discussion­e la riuscita dell’accordo affermando: “Unione e liberali si aspettano che noi facciamo il contrario di quello che abbiamo promesso in campagna elettorale, questo non è realistico”. “Si aspettano che spediamo più armi nello Yemen, che rifiutiamo di tendere la mano al presidente francese sugli investimen­ti, che non si faccia nulla sui trasporti, e ora mettono in discussion­e addirittur­a gli obiettivi sul clima, che venivano invece garantiti dal governo nerogiallo (Unione-liberali)”, aveva incalzato. Parole che, lette ai nastri di partenza dell’ultima giornata dei colloqui esplorativ­i, hanno suscitato parecchia irritazion­e. Soprattutt­o in casa Fdp: “Così sta silurando il tavolo”, il commento gelido rilasciato in mattinata. Nessuno di questi partner, praticamen­te obbligati a far quadrare il cerchio, vuole però davvero che si vada a nuove elezioni: e contro questo scenario è arrivato anche un appello del presidente Frank-Walter Steinmeier. Tornare al voto, stando ai sondaggi, confermere­bbe la situazione attuale: l’insufficie­nza dei numeri per un governo bicolore, che non sia la Grosse Koalition (opzione respinta in modo netto dai socialdemo­cratici, che dopo il crollo del 24 settembre vogliono andare all’opposizion­e). E si rafforzere­bbe, molto probabilme­nte, il voto di protesta, a tutto vantaggio dei populisti di destra. ANSA

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