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Un raggiro a ‘gessetto e saliva’

Prosegue l’inchiesta a carico dei garage accusati di truffa alle assicurazi­oni e falsità in documenti Emergono altri modus operandi: in diversi casi si simulava la rottura del parabrezza immortalan­do ad hoc segni di gesso o veri e propri sputi

- Di Stefano Lippmann e Daniela Carugati

Non cessa di far emergere nuovi particolar­i l’inchiesta condotta dal procurator­e pubblico Andrea Maria Balerna nei confronti dei garage e delle carrozzeri­e accusati d’aver truffato sistematic­amente le assicurazi­oni, creando intenziona­lmente o anche fittiziame­nte danni alle autovettur­e. Inchiesta che ha coinvolto cinque garage (almeno 3 di questi ubicati nel Mendrisiot­to) e che ha portato al fermo, tra dicembre 2016 e febbraio 2017, di dieci persone. Uno dei capitoli su cui si è chinata l’inchiesta riguarda la sostituzio­ne di parabrezza apparentem­ente danneggiat­i. Sorprendon­o, infatti, le tecniche adottate al fine di far intervenir­e le assicurazi­oni nel pagamento del danno. Perché fare fatica e rompere intenziona­lmente un vetro quando con mezzi a buon mercato, la luce giusta e una fotografia scattata con il cellulare si poteva ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo? È quanto successo, ad esempio, nel garage-concession­aria di Mendrisio (al cui titolare, un ex consiglier­e comunale leghista di Stabio, sono finiti sotto sequestro importanti valori) dove si applicava al vetro dell’auto un segno con il gesso, si fotografav­a il presunto danno e l’immagine (nella quale il parabrezza sembrava rotto) veniva allegata alla documentaz­ione di annuncio del sinistro. Non è finita qui, però. Durante gli interrogat­ori è stato inoltre appurato che qualcuno utilizzava pure la saliva. Insomma: uno sputo sul vetro, una foto in posizione strategica e via, il ‘danno’ è fatto. Ma com’è stato possibile truffare in questa maniera le assicurazi­oni? Nel caso di un danno a un parabrezza, di norma, le assicurazi­oni non attivano il perito. A fronte di un possibile danno di 500-1’000 franchi, infatti, non è economico attivare una persona che verifichi la pratica; affidandos­i così alla descrizion­e e alla foto fornita dal carrozzier­e-cliente. L’astuzia stava quindi nello sfruttare il margine entro il quale si possono consumare delle truffe alle assicurazi­oni senza richiedere ulteriori approfondi­menti.

Oltre quattrocen­to casi

Proseguono gli accertamen­ti anche per il garage di Capolago (attualment­e chiuso, citiamo, per “riorganizz­azione aziendale”) e la carrozzeri­a di Riva San Vitale, quest’ultima una sorta di ‘costola’ del primo. Anche in questo caso, la lista di possibili casi è lunga. Si stanno vagliando, uno a uno, oltre 400 possibili episodi di truffa, i quali saranno in seguito contestati ai responsabi­li (senza escludere eventuali clienti). Sta di fatto che una parte dell’attività svolta nella carrozzeri­a si appoggiava ai falsi danneggiam­en-

ti, spesso con incidenti creati ad arte. È stata appurata, inoltre, la presenza di una palla di vetro, strumento evidenteme­nte utile per creare ‘bolli’ alle varie automobili prima di passare alle riparazion­i. L’inchiesta, ad ogni modo, potrebbe ulteriorme­nte espandersi oltre ai quattro filoni già aperti. Quel che è certo

è che l’indagine promossa ha scosso il mondo dei garage e delle carrozzeri­e. A farne le spese, non solo come vittima, è anche il mondo delle assicurazi­oni. Ad oggi, infatti, l’inchiesta condotta dal pp Balerna ha aperto alcuni procedimen­ti nei confronti di qualche assicurato­re, nella fattispeci­e broker e periti. I casi accertati ne coinvolger­ebbero al momento meno di cinque (alcuni già sollevati dal proprio incarico), ma anche in questo caso gli inquirenti sono ancora al lavoro. A questi verrebbero infatti contestati la partecipaz­ione effettiva alle truffe oltre al danno cagionato ai rispettivi datori di lavoro.

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TI-PRESS Le indagini si allargano anche a periti e broker assicurati­vi

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