Il polsino di Plastino
Due gol dell’italocanadese lanciano l’Ambrì verso un successo indispensabile. Nel Kubalik-day: ‘Oggi i miei gol non servivano’.
Ambrì – Ha l’aria felice sul serio, Nick Plastino. «Finalmente», dice. Anche perché, mentre tutti stanno preparando le domande per Dominik Kubalik, il più richiesto non appena finisce la partita è il trentunenne difensore italocanadese. Dal cui bastone partono i due dischi che mettono l’Ambrì in carreggiata, nel delicato impegno con il Kloten. O «molto difficile», per dirla con Luca Cereda. «Infatti conosciamo il popolo biancoblù, e per il popolo biancoblù questa partita dovevamo vincerla. Nello sport, però, in verità non devi niente. Se non lavorare duro, portare emozioni in pista e dare il massimo. E con il Kloten i ragazzi l’hanno fatto bene».
‘A Pilsen ero tra i leader. Poi non so se lo sarò anche qui alla Valascia, ma mi piace sentirmi un po’ sotto pressione’.
A cominciare, appunto, da Plastino. Che in meno di venti minuti raddoppia il suo capitale reti, portandolo da due a quattro grazie ad altrettanti ‘polsini’ dalla distanza. «Ma io – sorride – ho soltanto cercato di trovare un buco. Sì, insomma, cercavo di trovare una linea di tiro in mezzo a tutta quella gente. Esattamente ciò che ho provato a fare nelle ultime quattro, cinque partite. Con la differenza che stavolta il puck è entrato». E gol fa rima con fiducia. «Ogni sera che passa, ce n’è un po’ di più – confessa –. All’inizio ho dovuto adattarmi a una situazione che per me era nuova. In tutti i sensi, anche perché a fine agosto è nata la mia prima figlia (che di nome fa Gia, ndr). Quando sono arrivato, ad Ambrì era in atto un cambiamento di mentalità. Ne abbiamo parlato a lungo, quest’estate, e Luca (Cereda, ndr) sta facendo un grandissimo lavoro». Come grandissimo è il lavoro che attende ancora Dominik Kubalik. «C’è una bella differenza fra il vostro campionato e quello ceco – dice il ragazzino di Pilsen, che qualche giorno fa ha lasciato la Repubblica Ceca da secondo miglior realizzatore del campionato –. Qui c’è più velocità, men-
tre là ci sono sì giocatori di grande abilità tecnica, ma che ormai sono un po’ in là con gli anni. Senza contare, poi, che in Svizzera l’hockey è più offensivo. E io devo ancora integrarmi bene nel sistema: andrà meglio partita dopo partita». Sabato è arrivato il primo punto (un assist in seconda sull’azione che porta al secondo gol di Plastino), non però il gol. «Cerco sempre di sfruttare la mia velocità e mettere il disco sulla porta appena posso. Ed è vero, stavolta il puck non è entrato, ma non sono troppo dispiaciuto, siccome delle mie reti la
squadra non ne aveva bisogno». Alla ventiduenne ala, lo stress non dà fastidio. «Anzi, mi piace sentirmi un po’ sotto pressione. Anche a Pilsen ero tra i leader della squadra: poi non so se lo sarò anche qui, ma il mio obiettivo è quello di fare la mia parte, aiutando concretamente la squadra». Dopo un periodo di adattamen to facilitato dalla presenza di Lukas Lhotak. «Ah, questo è sicuro... E ho già appreso un paio di parole in italiano («bène, gràzie» aggiunge, ridendo). Se l’imparerò? Lo spero. Di certo, almeno ci proverò».