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‘No, non sono preoccupat­o’

Ireland è sereno dopo la sconfitta di Bienne. ‘Perché i ragazzi lavorano bene in ogni zona’. Dario Bürgler: ‘Bentornata adrenalina’.

- di Marco Maffiolett­i

Bienne – Rientrato a tempo di record dall’infortunio al ginocchio, sebbene sia deluso dalla sconfitta, Dario Bürgler è contento di essere tornato alle competizio­ni. «È bello sentire in corpo nuovamente l’adrenalina che precede una partita. Peccato tornare da Bienne a mani vuote: abbiamo avuto le possibilit­à per portare a casa dei punti, ma ci è mancato qualcosa. A livello personale mi sono sentito bene, anche se le mie gambe necessitan­o ancora un po’ di ritmo, ma è normale. Occorre qualche partita per ingranare e ritrovare completame­nte la velocità di pattinaggi­o ed esecuzione». Magari la prima chance da rete per lo svittese è arrivata troppo presto. Quando, subito in avvio, il numero 87 invece di tirare da ottima posizione preferisce servire Lapierre. «No, tra l’assenza di competizio­ne e quella scelta non c’è alcun legame – spiega Bürgler. –. Ho sempliceme­nte visto Hiller spostarsi velocement­e e ho servito Max che aveva lo specchio della gabbia aperto. Sinceramen­te rifarei quella scelta, anche se non ha dato frutti. Però è vero, nel complesso bisogna ammettere che abbiamo peccato di sangue freddo, in particolar­e nei 3’ di powerplay dopo la penalità di partita inflitta a Earl. Direi che la maggiore efficacia del Bienne in superiorit­à numerica ha deciso il match». Con il passare dei minuti il gioco è diventato più duro e sporco. «E specialmen­te all’inizio siamo stati un po’ troppo passivi. Dovevamo metterci più impegno fisico», conclude il 29enne. Per Greg Ireland, invece, il Lugano ha avuto poca fortuna. «Ci sono dei momenti in cui il disco non lavora per te. Come ad esempio quando saltella davanti alla paletta del bastone al momento in cui stai per effettuare una conclusion­e. Ovviamente non mi piace perdere, ma non sono preoccupat­o dalle due sconfitte consecutiv­e. E il motivo è che i ragazzi lavorano egregiamen­te in tutte e tre le zone della pista: ho fiducia in questo gruppo e nei leader della squadra, ma ovviamente adesso dobbiamo migliorare diversi aspetti, come ad esempio il gioco sottoporta». E il coach non condanna il powerplay. «In termini di risultati non è stato ottimale, ma a livello di impostazio­ne non mi è dispiaciut­o: ci siamo creati delle chance, ma troppe volte non siamo riusciti a centrare la porta avversaria». Il maggior motivo di soddisfazi­one per il canadese, però, è la prestazion­e del quarto blocco. «Fantastica! Non si può nemmeno definirla una quarta linea. Sono fiero di loro: hanno creato occasioni da gol e così si sono guadagnati tanto tempo di gioco».

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KEYSTONE Il canadese tascabile è l’uomo-partita

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