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‘Un anno fantastico’

‘Le ho provate tutte, ma non non ero abbastanza aggressivo’. Il ko in semifinale brucia, ma il bilancio del 2017 rallegra Federer

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Il gran finale non è stato all’altezza della stagione, ma Roger Federer giudica il suo 2017 come un «anno fantastico». L’eliminazio­ne per mano del belga David Goffin nella semifinale delle Atp Finals è senza dubbio una grande delusione, ma non scalfisce la portata di un’annata che ha visto il basilese trionfare agli Australian Open e a Wimbledon. Sabato ha perso in tre set contro Goffin, avversario che in precedenza aveva battuto sei volte, e sempre con un certo agio. Ha così perso l’occasione di mettere le mani sul settimo Masters della carriera, quello che sembrava essergli assegnato quasi d’ufficio, dopo la rinuncia di Nadal, la cui assenza si è aggiunta a quella dei vari Djokovic, Murray, Wawrinka, Nishikori, Raonic, per non citare che i colleghi più illustri. Più dell’occasione persa a Londra, a fare arrabbiare Federer è stato il modo in cui ha giocato una semifinale dai due volti, prima discretame­nte dominata, poi subita, infine persa. «Non ho giocato in maniera sufficient­emente aggressiva, e non bene abbastanza – ha dichiarato –. Sono dispiaciut­o perché le ho provate tutte. Ma anche così è stato un anno fantastico. Federer si è detto fresco e in forma. Ha però ammesso che a Londra non ha mai avuto la percezione di essere al massimo, che il timing sulla pallina non è mai stato perfetto. Ora lo attendono due settimane di vacanza con la famiglia, prima di affrontare la preparazio­ne in vista del 2018, a Dubai. A differenza del 2016, anno lungo il quale mai ha potuto esprimersi come avrebbe voluto, interrotto dopo il torneo di Wimbledon, a proposito della salute Roger ha parlato di «anno perfetto». Solo nella fase finale del Masters 1000 di Montreal (sconfitta all’atto conclusivo contro Alexander Zverev) la schiena gli ha dato dei problemi che lo han-

no condiziona­to fino ai quarti di finale degli Us Open (sconfitta contro Juan Martin Del Potro). «La schiena si è fatta sentire a lungo, dopo New York. Ecco perché sono felice per come ho chiuso il 2017, senza fastidi (Prima di Londra ha vinto a Shanghai per la sesta volta e a Basilea per la settima). In questa stagione Federer ha vinto 52 delle 57 partite disputate, ossia il 91 per cento. Una quota che ha raggiunto solo negli anni in cui dominava la scena, prima dell’avvento sulla scena di Rafael Nadal, dal 2004 al 2006. Impression­a anche la cifra dei

successi contro avversari del Top-10: 14 vittorie e 2 sconfitte, quella citata contro Zverev e quella incassata sabato contro Goffin.

2018 ancora da svelare

Sono solo dodici i tornei ai quali Federer ha preso parte. Nadal, per fare un confronto, ne ha giocati 18. Una maggiore partecipaz­ione grazie alle quale l’iberico ha fatto la differenza nel ranking e conquistat­o la prima posizione (ha chiuso l’anno con 1’040 punti in più dell’elvetico). Non è però detto che Roger decida di aumentare il numero dei tornei, in un 2018 la cui agenda è ancora da completare. «Dipende anche dai risultati». In questa stagione Cincinnati e Parigi-Berçy erano in programma, ma sono stati cancellati a causa dei noti problemi alla schiena (il primo) e degli strapazzi di Basilea (il 1’000 parigino). «Ma non era neanche pianificat­o che rinunciass­i per intero alla stagione sulla terra», ha aggiunto il basilese. Una cosa è certa: Federer comincerà come lo scorso anno dalla Hopman Cup a Perth, in coppia con Belinda Bencic. Poi sarà la volta degli Australian Open, dove difenderà il titolo vinto lo scorso gennaio. «Il periodo trascorso in Australia a inizio 2017 è stato forse il migliore della mia carriera», ha rivelato il Sommo, che durante le vacanze che si concederà con la famiglia entrerà nel dettaglio della pianificaz­ione del 2018. Molti ritengono che rinuncerà ancora una volta alla stagione sulla terra. «Vedremo – ha sorvolato Federer –. La pianificaz­ione potrebbe essere simile a quella di quest’anno appena concluso. Ciò che più conta è la salute. Se mi sento bene possiamo muoverci come meglio crediamo».

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KEYSTONE Un 2017 straordina­rio chiuso da una grossa delusione

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