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Michelange­lo secondo Sgarbi

Intervista al noto, e burbero, critico d’arte, sabato al Palacongre­ssi di Lugano con il suo spettacolo Tra polemiche, incursioni politiche e un’interruzio­ne per parlare con alcune ragazze di Lotta comunista, Sgarbi ci racconta il suo Michelange­lo

- di Ivo Silvestro

Sgarbi è Sgarbi, sempre e comunque: il burbero amante dell’arte non è solo un personaggi­o politico-televisivo, ma proprio la sua persona. Come ci ha mostrato nella travagliat­a intervista telefonica per lo spettacolo su Michelange­lo – con la musica composta e interpreta­ta da Valentino Corvino e le immagini rese vive dal ‘visual artist’ Tommaso Arosio – che sarà a Lugano sabato prossimo, 25 novembre, alle 20.30 al Palazzo dei Congressi (prevendita nei punti TicketCorn­er e online su www.ticketcorn­er.ch e

www.mediaticke­ts.ch). Intervista trasformat­asi, a un certo punto, in interrogaz­ione, per non dire interrogat­orio, sulla Tomba di Giulio II, con tanto di inappellab­ile bocciatura al suono di “capra ignorante”. Salvo poi rispondere comunque a tutte le domande, perché «in realtà sono una persona paziente e gentile, altrimenti la mandavo a…» (audio su

www.laregione.ch/a/sgarbi).

Come mai fare uno spettacolo proprio su Michelange­lo, artista celebre e conosciuto, e non su un altro magari meno conosciuto o contempora­neo?

La domanda è pressoché irricevibi­le: è come chiedere perché fare la Traviata se tutti la conoscono… Perché fare un film su Gesù invece che su uno sconosciut­o clochard di Genova? Lei chiederebb­e a Von Karajan “perché fa la Traviata che la conosco già”? “Perché sono Von Karajan”, rispondere­bbe lui… è proprio perché è nota che la si fa e la si va a vedere. Se in un cartellone leggo ‘Traviata’, e magari conosco anche il soprano, vado curioso; se vedo un’opera di cui in questo momento manco mi ricordo il titolo di Menotti, che pure è un buon compositor­e, non ci vado. Poi lei parla con uno che tutta la vita si è occupato di minori: ho scritto più saggi su minori di chiunque altro al mondo, ho fatto un libro su Antonio da Crevalcore, su Gaspare Landi, su Andrea De Litio che lei ignora completame­nte… Mi trova d’accordo che più sono minori, più è giusto parlarne, però uno spettacolo teatrale presuppone che il mondo risponda a una cosa che conosce. Altrimenti uno non fa uno spettacolo, ma un corso universita­rio.

Comunque, se lei avesse letto il mio libro sul Rinascimen­to in Tesori d’Italia, saprebbe che c’è un pittore che io ritengo grande come Raffaello: Saturnino Gatti. Ma se io facessi uno spettacolo su Saturnino Gatti, forse verrebbero per me, ma quanti verrebbero sapendo chi è Saturnino Gatti? Così vengono per due ragioni, per me e per Michelange­lo, e riusciamo a riempire il teatro.

D’accordo, ma come mai proprio Michelange­lo?

C’è un unico motivo. Dopo Caravaggio, che ebbe un grandissim­o successo, decidemmo di fare un secondo spettacolo che volevo chiamare ‘Rinascimen­to’. Poi mi venne in mente che un titolo così formidabil­e

era utile usarlo per un partito politico. Così avrei ottenuto due risultati: fare uno spettacolo e fare anche propaganda a un’idea di rinascimen­to per la politica italiana. Ma a quel punto c’è stato un conflitto di interessi – come se parlare di cultura fosse sbagliato con riferiment­o a un’ipotesi politica – e quindi abbiamo sostituito ‘Rinascimen­to’ con quello che più di tutti lo rappresent­a: Michelange­lo.

Quindi solo Michelange­lo, nessuna incursione su altri artisti?

Solo Michelange­lo. Mentre prima sarebbe stato più divertente, perché avrei potuto parlare di qualsiasi autore del Rinascimen­to, maggiore o minore, con la possibilit­à di fare duecento tappe cambiando, facendo una volta Masaccio, una volta Francesco del Cossa, una volta Antonio da Crevalcore… Qui invece sono vincolato… ma posso fare, e li faccio, accostamen­ti: con suoi contempora­nei come Pontormo, Rosso Fiorentino, Niccolò dell’Arca, e poi con artisti del Novecento che io accosto a Michelange­lo: Wildt, Medardo Rosso, Rodin, Henry Moore.

Quindi, almeno un po,’ si parlerà anche di arte del Novecento?

Mi serve per indicare la potenza espansiva di Michelange­lo rispetto a qualunque altro artista… un’influenza che dura ininterrot­tamente dal 1494-95 fino alla morte e non si interrompe in nessun secolo con una omogenea fortuna critica, è cosa abbastanza singolare: Michelange­lo non ebbe rovesci di fortuna come invece Dante, Guido Reni, Caravaggio…

Lo spettacolo si baserà quindi sulle opere, più che sulla vita di Michelange­lo?

Una parte di vita la si racconta, in riferiment­o all’impresa artistica. La stagione bolognese, con alcuni racconti di cose che gli sono accadute ma non nella sua esistenza umana, bensì nella sua vicenza artistica, le relazioni con Botticelli e gli artisti che hanno determinat­o lo sviluppo formale, la sostanza profonda della sua ricerca artistica.

Il tutto dal suo punto di vista…

Certo, è quella variazione che rende interessan­te anche una cosa nota, come per l’opera lirica: la Traviata della Callas è diversa dalla Traviata della Tebaldi. Per questo possiamo dire che il Michelange­lo secondo Sgarbi è sicurament­e diverso dal Michelange­lo secondo un altro critico, come il mio ex amico Antonio Pinelli, un bravo critico d’arte ma noioso come la morte… Lotta comunista? Mi piace, è romantico…

Come scusi?

Sono per strada e ci sono due ragazze comuniste, una specie che mi piace. Aspetti.

Che aria carina avete: delicata, sensibile. Siete di famiglia ricca? Vai a prendere ‘La Stampa’, ho fatto un’intervista sull’arte per il popolo, sembravo un comunista! Mi piacerebbe fare il comunista, ma ho questa teoria: un comunista deve essere non dico povero, ma almeno non benestante: se tu vedi un De Benedetti comunista, ti fa schifo… Dicevamo?

Stavo per chiederle se può farci un esempio di questa sua ‘variazione…’

Una parte fondamenta­le della formazione di Michelange­lo è legata a Bologna: è lì che io indico una serie di cose normalment­e non segnalate dalla critica. E poi altre ancora, come le polemiche con De Lucchi per l’allestimen­to della pietà Rondanini: hanno montato il meraviglio­so allestimen­to dei Bbpr in modo sbagliato, di spalle, facendo vedere non il non finito ma il non cominciato, dove Michelange­lo non esprime nulla.

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‘In realtà sono una persona paziente e gentile, altrimenti la mandavo a…’

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