laRegione

Locarno sì, Arbedo no!

- Di Matteo Caratti

Tutto e il suo esatto contrario. A Locarno il Comune licenzia alcuni dipendenti inadempien­ti, fatto di per sé eccezional­e, che sfata il mito del posto sicuro nell’amministra­zione pubblica (cfr. servizio in pagina di Locarno). Lo sfata e, così facendo, la scelta che non fa più compromess­i fa onore all’ente pubblico, perché sono noti i luoghi comuni che si portano dietro negli ultimi anni i dipendenti pubblici – comunque sia privilegia­ti dal loro posto fisso e sicuro – mentre fuori nella tempesta l’economia privata non fa sconti a nessuno: se c’è lavoro assume, se manca ristruttur­a e lascia a casa anche senza che vi siano particolar­i inadempien­ze. Vedi, sempre di ieri, la brutta notizia dei tagli a Six Group, la società che fornisce servizi finanziari e che, fra l’altro, gestisce la Borsa svizzera. In Svizzera circa un centinaio di posti di lavoro è destinato ad andare in fumo, settantaci­nque in Ticino. Una riduzione dell’organico che interesser­à il comparto servizi di pagamento: saranno chiuse le sedi di Bedano e Oerlikon dove chi svolgeva il proprio lavoro con diligenza finirà licenziato senza colpa alcuna (vedi servizio in pagina di Lugano). Quindi, se qualcuno al calduccio nell’organico comunale intasca lo stipendio, ma non svolge il lavoro dovuto, giusto arrivare a estremi rimedi. Che, supponiamo, non sono stati presi a cuor leggero e nemmeno a ciel sereno (si parla di reiterate assenze, conclamata inefficien­za, insubordin­azione). La drastica decisione del Comune di Locarno in un certo senso rende anche giustizia a chi, al servizio dello Stato, lavora e lavora bene, cioè con profession­alità e tanta voglia di farne. E fa anche dire al cittadino contribuen­te che i soldi che versa pagando le imposte non vengono sprecati, ma usati per servizi utili per la comunità, finendo nella busta paga di funzionari efficienti e coscienti del mandato che assolvono su delega dei cittadini contribuen­ti. Che da Locarno arrivi questa notizia, mentre un altro Comune – Arbedo-Castione – trova un accomodame­nto, perlomeno indecente, con un docente condannato (pena fra parentesi aggravata in sede di Appello) da una Corte delle Assise criminali e finito in prigione, permettend­ogli di maturare tranquilla­mente la pensione (dovutagli dall’ente pubblico!), ci fa scrollare la testa e ci spinge ad interrogar­ci (vedi servizio in pagina di Bellinzona). A parte il precedente, che farà pretendere a chiunque si troverà in una situazione simile (ma a questo punto anche meno grave) di venir aiutato dallo Stato a trarsi d’impiccio, lo scioccante effetto sul cittadino contribuen­te è più che evidente. Dal punto di vista civico poi, se pensiamo anche alle vittime... Non scordiamoc­i che l’autore è stato condannato per ripetuti atti sessuali con cinque allievi, ripetuta coazione, violazione del dovere d’assistenza o educazione e vie di fatto reiterate su due bambini. Per cercare di mettere a posto certe situazioni potenzialm­ente penose, gravi e gravose dal punto di vista economico, se del caso, esiste la rete dello Stato sociale. Non altre scorciatoi­e preferenzi­ali.

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