Ghisolfi (Ppd): ‘Iter politicamente impresentabile’
Le trenta risposte di Vitta sulla scelta di proporre l’acquisto in Ppp di uno stabile a Giubiasco non convincono il plenum
«Venire a dirci che basta dire di no è preoccupante. Perché quello che trovo inconcepibile è l’opportunità politica di presentare un progetto che ha seguito questo iter». Senza considerare che «ritengo ci siano gli estremi per una denuncia per mancato rispetto della Legge sulle commesse pubbliche». Nadia Ghisolfi (Ppd) non solo non è soddisfatta delle risposte del governo alla sua ultima interpellanza. È indignata. Le sue trenta domande vertevano sull’operazione immobiliare relativa allo stabile di Giubiasco, già oggetto di un primo ‘round’ di quesiti a cui il direttore del Dfe Christian Vitta aveva risposto il mese scorso (vedi la ‘Regione’ del 18 ottobre). Intanto il Consiglio di Stato ha licenziato il messaggio con la richiesta di credito da 12,6 milioni di franchi per l’acquisto in proprietà per piani di spazi in questo nuovo immobile, in cui insediare le aule dell’Istituto per la formazione continua e la futura ‘Cité des métiers’, oltre ad alcuni servizi della Sezione della logistica. Sebbene, come ribadito più volte da Vitta, «spetta al parlamento decidere» e «il governo non ha alcun vincolo», il palazzo (in costruzione) si è adattato alle esigenze degli uffici statali. Destando in Ghisolfi più d’un sospetto. «Il promotore immobiliare – assicura Vitta – si è assunto i rischi del caso», qualora il Gran Consiglio rifiutasse la proposta. «Proposta che il governo ha invece ritenuto valida – aggiunge dal canto suo il presidente Manuele Bertoli –. Non vorrei che lo Stato venisse buono solo per costruire edifici in tempi biblici, oppure per acquistare ruderi che nessuno vuole più». Per la formazione continua – lascia intendere il direttore del Decs – i nuovi locali si prestano. Certo che «a leggere i nomi dei promotori mi sorgono molti dubbi, che si trasformano in certezza – commenta Boris Bignasca (Lega), sostenendo la necessità di aprire una discussione generale, poi bocciata dalla maggioranza –: la ‘Cité des métiers’ ha già promosso un mestiere, quello del faccendiere...». In riferimento ai ruoli di alcuni deputati, in particolar modo di Paolo Pagnamenta (Plr): è stato lui, a nome della Taddei Sa, a presentare il progetto immobiliare alla Sezione della logistica, stando a quanto ha riferito ieri in aula Vitta. Era il 25 novembre 2015. La mozione con cui Nicola Pini (Plr) e cofirmatari (Pagnamenta incluso) sollecitavano la realizzazione di una ‘Cité des métiers’ in Ticino è stata depositata due giorni prima, il 23 novembre 2015. Un caso? C’è di più: il progetto di ‘Città dei mestieri’ non suonava come una novità alle orecchie del governo. Era già stato oggetto di approfondimenti da parte del Cantone, grazie a un gruppo di lavoro interdipartimentale che se n’era occupato tra il 2010 e il 2012. Messa in ‘stand by’ per ragioni finanziarie, la ‘Città’ nel merito aveva convinto, tanto da essere ripresa negli obiettivi di questa legislatura, assieme al pareggio dei conti. Il via libera, dunque, era nell’aria.