L’Alp Transit tradita
Tutti ricordano i tempi in cui, per giungere da sud alla galleria stradale del San Gottardo, occorreva affrontare chilometri di strada cantonale, molto spesso inguaiati in una lunga ed esasperante colonna. La Riviera e la Leventina pagarono per anni un alto prezzo di inconvenienti e di inquinamento, perché la galleria era stata consegnata al traffico senza preoccuparsi delle sue vie di accesso. Con AlpTransit sostanzialmente ci risiamo. In modo ancor più colpevole – vista la pessima esperienza patita a quell’epoca – si apre ora una galleria ove si immette addirittura una linea ferroviaria incompleta (...)
Segue dalla Prima (...) che si interrompe tra Lugano e Chiasso. Ciò contro il mandato ricevuto ma pure contro ogni logica, tanto più che il 50% delle merci giungono in Svizzera da sud e non da nord. E pensare che AlpTransit fu spacciata come il vettore più diretto e rapido – una sorta di strada dell’orto – per collegare Amburgo con Reggio Calabria. In Svizzera, ma pure in Italia, vi hanno creduto in molti, compreso l’allora presidente del Consiglio, Renzi, il quale durante la campagna a favore del referendum da lui promosso (e perso), colto da mussoliniano colonialismo, è arrivato persino a rivendicare all’Italia l’iniziativa e la realizzazione stessa di questa opera. Sta il fatto che la galleria e la stessa AlpTransit, anche se monca, furono poi inaugurate in pompa magna da lì a pochi mesi con il concorso di tanta bella e autorevole gente, come si conviene quando occorre tagliare qualche nastro a beneficio dei media e dei posteri. Si dirà: d’accordo, ma la linea ferroviaria è stata capitozzata sotto Lugano perché il nodo dell’attraversamento del Ceresio era tecnicamente difficile da sciogliere. Sennonché il lago e il ponte diga esistevano probabilmente già al momento della concezione e poi della progettazione dell’intera opera e non potevano quindi venire bellamente ignorati. Del resto, in altri tempi anche il superamento autostradale della Biaschina non era certo un’inezia. Eppure fu egualmente e compiutamente risolto. I più ottusamente ottimisti opporranno ancora che, in fondo, è solo una questione di tempo, poiché è stato assicurato, urbi et orbi (soprattutto agli orbi), che l’inizio del collegamento a sud di Lugano è comunque programmato per il 2054. V’è da sperare che non si tratti di una promessa da marinaio, che in politica non sarebbe certo una stranezza, fondata sulla speranza che tutto verrà dimenticato e nel frattempo cambieranno le persone e le circostanze. Sta il fatto che, nei prossimi decenni, il traffico veicolare continuerà comunque a imperversare per cui soprattutto i simpatici “Momò” (almeno quelli rimasti in vita a dispetto dell’inquinamento crescente) saranno costretti a subire condizioni ambientali al di sopra del sopportabile e della legalità. Ma non solo. Un’AlpTransit incompleta a causa della cesura tra Lugano e Chiasso avrà per loro altre conseguenze negative, anche nelle minime cose. Un esempio: l’altra settimana, con alcuni familiari, abbiamo organizzato una trasferta in Svizzera interna per visitare alcune mostre (da vedere è particolarmente quella su Paul Klee alla Fondazione Beyeler). Si è scelto il treno, par- tendo da Chiasso. L’andata è stata molto gradevole e ragionevolmente veloce. Al ritorno, poco prima di Lugano, una voce neutra, anche se gentile, ci ha avvertiti che eravamo prossimi al capolinea: “Tutti discendono!”. Abbiamo quindi dovuto raccogliere mestamente armi e bagagli e attendere con pazienza l’arrivo di un convoglio proveniente da nord per puntare finalmente su Chiasso. Puntare, per la verità, pare eccessivo poiché in realtà si trattava di quello che un tempo era chiamato omnibus. Si era appena messo in moto che questo “treno del latte” già si fermava a una stazione, poi a un’altra e ad altre ancora. A Mendrisio si è arrestato a San Martino e, in seguito, alla stazione di quella città – distante poche centinaia di metri – che forse un giorno si chiamerà più degnamente “Mendrisio Centrale”, almeno per giustificare questa dovizia di fermate a corto raggio. Così è andato in buona parte perso, rispetto al passato, quanto avevamo guadagnato in termini di durata complessiva del viaggio, con il fastidioso inconveniente del cambio di treno e la chiara sensazione di essere dei passeggeri di serie B. E questa sarebbe la dorsale diretta e rapida fra il nord e il sud dell’Europa, fra il nord e il sud della Svizzera?