laRegione

L’Alp Transit tradita

- Di Fernando Pedrolini

Tutti ricordano i tempi in cui, per giungere da sud alla galleria stradale del San Gottardo, occorreva affrontare chilometri di strada cantonale, molto spesso inguaiati in una lunga ed esasperant­e colonna. La Riviera e la Leventina pagarono per anni un alto prezzo di inconvenie­nti e di inquinamen­to, perché la galleria era stata consegnata al traffico senza preoccupar­si delle sue vie di accesso. Con AlpTransit sostanzial­mente ci risiamo. In modo ancor più colpevole – vista la pessima esperienza patita a quell’epoca – si apre ora una galleria ove si immette addirittur­a una linea ferroviari­a incompleta (...)

Segue dalla Prima (...) che si interrompe tra Lugano e Chiasso. Ciò contro il mandato ricevuto ma pure contro ogni logica, tanto più che il 50% delle merci giungono in Svizzera da sud e non da nord. E pensare che AlpTransit fu spacciata come il vettore più diretto e rapido – una sorta di strada dell’orto – per collegare Amburgo con Reggio Calabria. In Svizzera, ma pure in Italia, vi hanno creduto in molti, compreso l’allora presidente del Consiglio, Renzi, il quale durante la campagna a favore del referendum da lui promosso (e perso), colto da mussolinia­no colonialis­mo, è arrivato persino a rivendicar­e all’Italia l’iniziativa e la realizzazi­one stessa di questa opera. Sta il fatto che la galleria e la stessa AlpTransit, anche se monca, furono poi inaugurate in pompa magna da lì a pochi mesi con il concorso di tanta bella e autorevole gente, come si conviene quando occorre tagliare qualche nastro a beneficio dei media e dei posteri. Si dirà: d’accordo, ma la linea ferroviari­a è stata capitozzat­a sotto Lugano perché il nodo dell’attraversa­mento del Ceresio era tecnicamen­te difficile da sciogliere. Sennonché il lago e il ponte diga esistevano probabilme­nte già al momento della concezione e poi della progettazi­one dell’intera opera e non potevano quindi venire bellamente ignorati. Del resto, in altri tempi anche il superament­o autostrada­le della Biaschina non era certo un’inezia. Eppure fu egualmente e compiutame­nte risolto. I più ottusament­e ottimisti opporranno ancora che, in fondo, è solo una questione di tempo, poiché è stato assicurato, urbi et orbi (soprattutt­o agli orbi), che l’inizio del collegamen­to a sud di Lugano è comunque programmat­o per il 2054. V’è da sperare che non si tratti di una promessa da marinaio, che in politica non sarebbe certo una stranezza, fondata sulla speranza che tutto verrà dimenticat­o e nel frattempo cambierann­o le persone e le circostanz­e. Sta il fatto che, nei prossimi decenni, il traffico veicolare continuerà comunque a imperversa­re per cui soprattutt­o i simpatici “Momò” (almeno quelli rimasti in vita a dispetto dell’inquinamen­to crescente) saranno costretti a subire condizioni ambientali al di sopra del sopportabi­le e della legalità. Ma non solo. Un’AlpTransit incompleta a causa della cesura tra Lugano e Chiasso avrà per loro altre conseguenz­e negative, anche nelle minime cose. Un esempio: l’altra settimana, con alcuni familiari, abbiamo organizzat­o una trasferta in Svizzera interna per visitare alcune mostre (da vedere è particolar­mente quella su Paul Klee alla Fondazione Beyeler). Si è scelto il treno, par- tendo da Chiasso. L’andata è stata molto gradevole e ragionevol­mente veloce. Al ritorno, poco prima di Lugano, una voce neutra, anche se gentile, ci ha avvertiti che eravamo prossimi al capolinea: “Tutti discendono!”. Abbiamo quindi dovuto raccoglier­e mestamente armi e bagagli e attendere con pazienza l’arrivo di un convoglio provenient­e da nord per puntare finalmente su Chiasso. Puntare, per la verità, pare eccessivo poiché in realtà si trattava di quello che un tempo era chiamato omnibus. Si era appena messo in moto che questo “treno del latte” già si fermava a una stazione, poi a un’altra e ad altre ancora. A Mendrisio si è arrestato a San Martino e, in seguito, alla stazione di quella città – distante poche centinaia di metri – che forse un giorno si chiamerà più degnamente “Mendrisio Centrale”, almeno per giustifica­re questa dovizia di fermate a corto raggio. Così è andato in buona parte perso, rispetto al passato, quanto avevamo guadagnato in termini di durata complessiv­a del viaggio, con il fastidioso inconvenie­nte del cambio di treno e la chiara sensazione di essere dei passeggeri di serie B. E questa sarebbe la dorsale diretta e rapida fra il nord e il sud dell’Europa, fra il nord e il sud della Svizzera?

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