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Un altro miliardo all’Europa

Intesa ritrovata tra Svizzera e Unione europea

- Ats/Red

L’incontro tra Doris Leuthard e Jean-Claude Juncker conferma la volontà di raggiunger­e un accordo sulle questioni aperte, ma senza troppa fretta

È tornato a splendere il sole sulle relazioni tra la Svizzera e l’Unione europea. Questa è almeno l’impression­e lasciata ieri in conferenza stampa dalla presidente della Confederaz­ione, Doris Leuthard, e dal presidente della Commission­e europea, in visita nella capitale federale, Jean-Claude Juncker. Dopo il periodo burrascoso seguito al sì popolare, nel 2014, all’iniziativa dell’Udc contro l’immigrazio­ne di massa, la soluzione trovata dal parlamento per l’applicazio­ne di questa modifica costituzio­nale ha spazzato i timori di Bruxelles circa il rispetto o meno da parte elvetica della libera circolazio­ne delle persone. La legge di applicazio­ne, giudicata conforme da Juncker a questo assioma europeo, ha finalmente consentito di sotterrare l’ascia di guerra e aperto il campo all’approfondi­mento delle relazioni tra Berna e Bruxelles. Da aprile sono stati fatti progressi in molti settori, hanno sostenuto entrambi; la visita di Juncker in Svizzera è il segno tangibile che i partner si sono lasciati alle spalle le incomprens­ioni del passato. Per rafforzare questa impression­e, Doris Leuthard ha annunciato l’intenzione della Svizzera di liberare 1,302 miliardi di franchi destinati alla riduzione delle ineguaglia­nze tra gli Stati membri dell’Ue, il cosiddetto miliardo di coesione, dichiarand­o ‘urbi et orbi’ che i negoziati per un accordo istituzion­ale proseguono. Da parte della commission­e, ha dichiarato Leuthard senza però entrare nei particolar­i, “abbiamo constatato una certa flessibili­tà su questo tema”. Rispondend­o alle illazioni apparse sulla stampa, specie elvetica, Leuthard e Juncker hanno negato l’esistenza di un legame politico tra i due dossier. “Non sono venuto per ricevere un regalo, né si tratta di un regalo per l’Ue”, ha sottolinea­to il presidente lussemburg­hese della Commission­e europea, aggiungend­o di essere sì soddisfatt­o, ma spiegando che si tratta di una decisione autonoma del Governo elvetico. Insomma, parafrasan­do lo stesso Juncker, non si tratta di nulla di nuovo. La solidariet­à tra Stati ricchi e poveri fa parte del Dna dell’Ue, ha sostenuto.

La coesione è nell’interesse svizzero

Doris Leuthard ha ribadito che il nuovo “miliardo di coesione”, spalmato su un decennio, è nell’interesse della Confederaz­ione. “Abbiamo interesse all’accesso a questi mercati e al buon funzioname­nto interno dell’Ue, nonché a mantenere buone relazioni generali col nostro partner economico principale”, ha affermato, spiegando che l’aiuto elvetico, che dovrà essere approvato dal Parlamento, porrà l’accento sulla migrazione (200 milioni) e sulla formazione profession­ale (1 miliardo) al fine di lottare contro la disoccupaz­ione giovanile nei Paesi dell’Est. Il Consiglio federale ha affidato al Dfae l’incarico di elaborare, entro il mese di marzo del 2018 e in collaboraz­ione con il Dipartimen­to economia, formazione e ricerca (Defr) e il Dipartimen­to di giustizia e polizia, un progetto di attuazione del contributo in vista della procedura di consultazi­one. Meno ciarliera si è dimostrata Doris Leuthard riguardo all’accordo istituzion­ale tra Berna e Bruxelles, intesa che il suo ospite si è affrettato a definire un “accordo di amicizia”. I negoziati proseguono e ci attendiamo un risultato entro questa primavera, hanno dichiarato entrambi senza entrare nei particolar­i, soprattutt­o per quanto attiene alla soluzione delle future vertenze giuridiche. Si tratta di sapere se sarà la Corte di giustizia europea a decidere oppure un’altra istanza.

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KEYSTONE Clima disteso tra Jean-Claude Juncker e Doris Leuthard

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