Invitò a uccidere gli islamici ‘tiepidi’
Sarà espulso dalla Svizzera l’imam etiope della moschea An’Nur di Winterthur
Winterthur – Diciotto mesi di reclusione, sospesi con la condizionale, ed espulsione dalla Svizzera per 10 anni per il richiedente asilo etiope che il 21 ottobre dello scorso anno, nelle vesti d’imam, aveva tenuto un sermone nella moschea di Winterthur invitando ad uccidere i musulmani che, insistendo nel loro errore, avessero continuato a rifiutare di unirsi nella preghiera comune. La Corte ha quasi interamente accolto le richieste del Ministero pubblico, che però invocava un’espulsione di 15 anni. La difesa aveva dal canto suo chiesto l’assoluzione. L’uomo non dovrà andare in prigione, ma verrà consegnato alla Segreteria di Stato della migrazione (Sem), che dovrà decidere come procedere. Per la procuratrice non vi erano dubbi, la predica tenuta dall’imputato il 21 ottobre del 2016 di fronte a circa 60 fedeli alla moschea di An’Nur rappresentava un appello alla violenza deliberata. Secondo lei, l’uomo aveva intenzionalmente scelto i controversi passaggi. Secondo l’atto d’accusa, il 25enne aveva affermato che i musulmani che non pregano in comunità devono essere “banditi, respinti, evitati e calunniati fino al loro ritorno”. E che se perseverano devono essere uccisi, anche se praticano per conto loro. A ciò si sono aggiunte tre foto e un video che l’imputato aveva salvato sul suo telefonino e condiviso su Facebook. Si trattava di scene violente come l’uccisione di diversi uomini mediante annegamento e parti di corpo di persone tagliate. Secondo il Ministero pubblico, l’imam aveva messo in pericolo la sicurezza pubblica. La predica incriminata non è stata contestata. L’accusa disponeva infatti di una registrazione effettuata da un privato. Una perquisizione aveva inoltre permesso di trovare la versione scritta a computer del discorso dell’imputato. Durante l’udienza, il giovane ha affermato che all’epoca non aveva parlato in qualità di imam e che non si considerava un musulmano devoto. Ha spiegato che conosceva il Corano a memoria ma non ne capiva il contenuto. L’etiope ha rifiutato di esprimersi sul contenuto del suo sermone, rinviando alle sue dichiarazioni fatte durante l’inchiesta. Le sue affermazioni erano allora state tradotte da uno specialista. Il predicatore è stato arrestato il 2 novembre 2016 e si trovava in detenzione preventiva. ATS/RED