laRegione

Ma perché non torniamo ai fatti?

- Di Nadia Ghisolfi, deputata Ppd

Il direttore de ‘laRegione’, Matteo Caratti, dedica perfino l’editoriale di ieri alla mia interpella­nza sulle modalità con cui ‘una cordata Plr’ (da lui così definita) ha proposto la realizzazi­one della “futura sede per la Città dei mestieri, l’Istituto della formazione continua, i magazzini della logistica e, informazio­ne appresa lunedì, anche dell’Evolve Sa. Già in prima battuta martedì, accanto alla notizia che riportava la mia interpella­nza e le risposte di Vitta, era stato pubblicato un commento che lasciava intendere che il mio intervento fosse infondato, se non una semplice ripicca per nascondere Argo 1 (...)

Segue dalla Prima (...) (come se qualcuno in Ticino ancora non ne avesse sentito parlare…). Ieri rincara la dose con un editoriale dedicato. Bene, allora vuol dire che ho proprio colpito nel segno. Già, perché se il caso sollevato fosse così nullo, non ci sarebbe bisogno di tutte queste reazioni per farlo sembrare cosa da niente. Ma perché non torniamo ai fatti, cosa tra l’altro che un giornalist­a dovrebbe prediliger­e? Fatto: Pagnamenta Paolo, Deputato in GC, Direttore e membro della Taddei Sa, firma una mozione che chiede la Città dei mestieri. Apprendiam­o lunedì da Vitta che due giorni dopo si è recato negli Uffici della logistica per presentare un progetto immobiliar­e che, secondo loro, è perfetto per ospitare la Città dei mestieri. Fatto: l’esercizio del diritto di compera del terreno, la costituzio­ne di eVita immobiliar­e Sa, la costruzion­e dello stabile, la deroga al piano regolatore, avvengono con una tempistica da manuale, ma non prima che il Consiglio di Stato decida, con una nota agli Atti, di procedere con l’investimen­to. Fatto: lo stabile, che non esisteva, viene costruito rispettand­o i parametri per ospitare Istituto di formazione continua, Città dei mestieri e – dopo una variante alla domanda di costruzion­e inoltrata a giugno 2016 – anche i magazzini della logistica (che necessitan­o di altezze di 4 metri). Tutto questo - secondo Vitta – senza ordinazion­e dello Stato. Fatto: il messaggio del Consiglio di Stato non cita, tra molte altre cose, la domanda di costruzion­e né la variante presentate da Evolve immobiliar­e Sa, trincerand­osi dietro “una svista”. Certo, in fondo si chiedono solo 12,6 milioni di soldi pubblici, perché voler essere precisi? Fatto: io ho posto delle domande, ho ascoltato le risposte, e ho tratto delle conclusion­i. Così ha fatto il parlamento, senza che dovessi imboccare i miei colleghi deputati. È vero che la discussion­e generale non è passata, ma quasi tutti gli interventi – da parte di tutti gli schieramen­ti politici (Plrt a parte) – hanno concordato sul fatto che la situazione è tutt’altro che chiara e trasparent­e. Ma lei signor Caratti, li ha analizzati i fatti? Non dovrebbe essere il suo lavoro di giornalist­a? Argo è un problema, anche grande, e nessuno l’ha mai negato. Pretendere però che sia anche l’unico problema del Ticino è forse un po’ troppo. Le do una notizia: come parlamento siamo in grado di affrontare anche 2 o 3 temi alla volta. È inoltre nostro compito, al momento in cui veniamo a conoscenza di una situazione eufemistic­amente poco chiara, porre delle domande e garantire che i soldi pubblici vengano spesi in maniera corretta. Questo è il mio lavoro come Deputata. E quello dei giornalist­i?

Gentile deputata Ghisolfi, come vede, dandole ampio spazio sulle nostre colonne, nessuno ha paura dei fatti. Del resto anche della sua interpella­nza abbiamo riferito almeno a tre riprese nelle scorse settimane nelle pagine di cantone. E, proprio perché abbiamo considerat­o e analizzato i fatti da lei enunciati, le ho posto ieri una domanda, alla quale non ho ancora ricevuto risposta: l’atto parlamenta­re sarebbe partito, abbinato ad una richiesta di discussion­e generale, se non ci fosse stato sul tappeto Argo 1?

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