Sospetti radicalizzati
I nomi delle persone allontanate, tra cui due imam, figuravano nelle liste ‘S’ con cui la polizia francese censisce i possibili estremisti
La moschea di Ginevra ha licenziato quattro dipendenti che risultavano schedati in Francia come sospetti radicalizzati, fra cui due imam e un agente di sicurezza. La notizia, pubblicata dalla ‘Tribune de Genève’, è stata confermata all’Ats dal direttore della Fondazione culturale islamica di Ginevra (Fcig), Ahmed Beyari. I loro nomi figurano nello schedario ‘S’ della polizia francese, che censisce i potenziali radicalizzati. Beyari non ha fornito altre precisazioni riguardo alle persone congedate. Alla ‘Tribune’ aveva dichiarato: “Abbiamo licenziato i quattro dipendenti. Due imam schedati ‘S’ in Francia stando ai media e che avevano autorizzazioni di lavoro in Svizzera. Un dipendente della sicurezza, pure classificato ‘S’ secondo i media e che aveva anch’esso un’autorizzazione per svolgere un’attività in Svizzera, e una quarta persona per altre ragioni”. Secondo il quotidiano anche quest’ultima però sarebbe stata schedata dalle autorità francesi. “Le lettere di licenziamento sono già state inviate e i dipendenti sono stati licenziati, secondo la legge svizzera sul lavoro”, ha aggiunto Beyari intervistato dal giornale ginevrino. Questo annuncio segue di poco la visita, a metà novembre, del segretario generale della Lega islamica mondiale, Mohammed Al-Issa, che supervisiona la moschea di Ginevra. In quell’occasione Al-Issa aveva rilasciato un’intervista, sempre alla ‘Tribune de Genève’, annunciando “misure draconiane” per “rimettere ordine”. “La mia posizione è completamente diversa da quella che ha prevalso finora. Mi focalizzo sull’integrazione e il dialogo. Voglio lottare contro tutti gli estremismi, interrompere la collaborazione con persone che veicolano queste idee e anche denunciarle”, aveva dichiarato allora. La moschea di Ginevra, la più grande della Svizzera, suscita preoccupazione dal 2015. In quell’anno due giovani fedeli sono partiti per raggiungere le zone di guerra in Iraq e in Siria. La gestione dei problemi di radicalizzazione da parte della direzione è da allora oggetto di critiche. Nel 2016 alcuni fedeli avevano anche lanciato una petizione contro la direzione per denunciarne l’inerzia e problemi di gestione.
Predicatore etiope condannato
Giovedì di questa settimana è stato condannato a 18 mesi di reclusione e a 10 anni di espulsione dalla Svizzera un giovane imam etiope che in un sermone tenuto in una moschea di Winterthur aveva incitato a uccidere i musulmani non praticanti. Il Tribunale distrettuale di Winterthur lo ha ritenuto colpevole d’istigazione alla violenza, rappresentazione di atti di cruda violenza ed esercizio di un’attività retribuita senza autorizzazione. L’espulsione, una volta cresciuta in giudicato, potrebbe essere difficile da attuare vista la mancanza di accordi in tal senso tra Svizzera ed Etiopia.