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La dura vita sul pack

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La vita di questo piccolo pinnipede è difficile: ad appena trenta giorni dalla sua nascita la madre non si fa più vedere. Abbandona il suo cucciolo – che continuerà a chiamarla ancora per un po’ – perché ormai è abbastanza grande per cavarsela da solo. La giovane foca cambia aspetto: senza il latte della mamma, perde peso e lentamente le cresce la nuova pelliccia, che da bianca diventa chiazzata e di colore grigio-argenteo. Il nuovo manto le permette di mimetizzar­si meglio sott’acqua e il pelo, più corto, è più pratico per nuotare. Dopo aver trascorso ancora qualche giorno sul pack, il piccolo si immerge in acqua. Ora nessuno lo farà tornare indietro sul ghiaccio.

Antenati fuori dall’acqua

Le foche sul ghiaccio sono troppo lente per cacciare, ma non certo in acqua. Questi animali sono dei provetti nuotatori sebbene i loro antenati vivessero sulla terraferma. Certo, parliamo di milioni di anni fa, ma ancora oggi le ossa delle foche testimonia­no il loro passato: il loro scheletro assomiglia di più a quello di un cane che non a quello di un pesce. È facile distinguer­e le zampe anteriori da quelle posteriori. Le lunghe ossa delle dita dei piedi sono collegate tra di loro da lembi di pelle e fungono da pagaia mentre le pinne anteriori funzionano come un timone.

Prendere fiato è pericoloso

Alcune foche possono immergersi per centinaia di metri sotto il livello del mare. A questa profondità è buio e la visibilità è ridotta, ma grazie alle vibrisse, i peli sul muso, riescono a percepire ogni minimo movimento nell’acqua e sono in grado di individuar­e con precisione i pesci dai loro movimenti. Sott’acqua il battito delle foche rallenta, per consumare meno ossigeno. Alcune specie riescono a immergersi anche per un’ora, ma prima o poi devono riemergere a respirare. Gli orsi polari aspettano proprio questo momento: si appostano accanto ai buchi nel ghiaccio e aspettano fino a quando gli animali spuntano dall’acqua. Le foche sono il cibo preferito degli orsi bianchi. Lo spesso strato di grasso, il cosiddetto “blubber”, le rende un pasto davvero nutriente. Tuttavia, anche sott’acqua ci sono pericoli in agguato: le orche si riuniscono in gruppi per cacciarle. Una volta adulte le foche passano gran parte del tempo in acqua. Addirittur­a, la maggior parte delle specie si gira sulla schiena per dormire e si lascia sempliceme­nte trasportar­e dall’acqua. A circa quattro anni sono abbastanza grandi per avere dei piccoli: ritornano sul pack, dopo 11 mesi nascono i cuccioli e il ciclo ricomincia da capo.

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© Rob Webster / WWF Una piccola foca

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