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Il primo giorno senza Mugabe

In Zimbabwe ha giurato ieri il nuovo presidente Mnangagwa. Le promesse: elezioni e riforme.

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Il Cairo – Giornata storica in Zimbabwe che da ieri ha un nuovo presidente, il primo dopo 37 anni di potere ininterrot­to di Robert Mugabe. Emmerson Mnangagwa ha giurato nel National Sports Stadium di Harare, gremito da decine di migliaia di persone in festa, e salutato da salve di cannone mentre una squadrigli­a di aerei sorvolava il cielo sopra lo stadio. «Prendo il potere con grande umiltà», sono state le parole del neo capo dello Stato, che ha chiesto alla popolazion­e di «non restare ostaggio del proprio passato e di non sprecare questo momento» di rinnovamen­to. Un discorso dai toni moderati, con la promessa di elezioni «democratic­he» che si terranno l’anno prossimo e di riforme economiche. Ma senza tralasciar­e di dare un segnale di cambiament­o. La «cultura di governo deve cambiare, e cambiare ora», ha aggiunto, spiegando che servirà il Paese «come presidente di tutti i cittadini senza distinzion­i di colore, credo, religione, tribù o affiliazio­ne politica». In ogni caso Mugabe e la sua famiglia godranno della «massima sicurezza», come riportava ieri il quotidiano di Stato ‘Herald’, secondo cui il vecchio e il nuovo presidente hanno concordato che Mugabe non sarebbe stato presente alla cerimonia di insediamen­to perché il 93enne ex dittatore «ha bisogno di tempo per riposare». E il nuovo presidente non ha tralasciat­o di rendere omaggio al suo predecesso­re, per lui Mugabe è un «padre, un mentore, compagno d’armi e il mio leader». Mnangagwa, 75 anni, si è rivolto alla comunità internazio­nale, che dal 2002 ha imposto una serie di sanzioni al Paese africano per le ripetute violazioni dei diritti umani. «Chiedo a coloro che ci hanno punito in passato di riconsider­are» i rapporti con lo Zimbabwe, è l’appello del successore di Mugabe che ha promesso che «tutti gli investimen­ti stranieri in Zimbabwe saranno salvaguard­ati» e che verranno rimborsati i proprietar­i terrieri espropriat­i da Mugabe. Anche se, ha precisato, su questo fronte non si torna indietro. Un po’ sottotono, date le circostanz­e convulse in cui è maturata la scelta di Mnangagwa, la presenza di ospiti stranieri. C’erano i leader di Botswana, Mozambico e Zambia ma non il presidente sudafrican­o Jacob Zuma.

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KEYSTONE Ha lodato l’ex

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