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Il Comune blocca la deponia

La Polizia cantonale ha posato le transenne. L’autorità locale lancia un segnale contro i depositi illegali.

- Di Mattia Cavaliere

Da una parte il Comune di Riviera, che come ci spiega il capodicast­ero Ivan Falconi vuole lanciare un messaggio contro i depositi illegali di materiale nel Comune; dall’altra un imprendito­re attivo nella gestione di inerti – Björn Malingamba della Ptm – che si dice «scornato e disilluso» dalle autorità nel commentare l’intervento della Polizia cantonale di ieri sui sedimi della cava ex Antonini di Cresciano da lui acquistati. Intervento volto a chiudere gli accessi agli autocarri che depositava­no materiale di scavo. Materiale inquinato? «No, posso produrre tutta la documentaz­ione che lo certifica», assicura Malingamba. Sui dubbi sollevati riguardo al materiale trasportat­o dal Luganese, aggiunge che «anche» questo tipo di materiale terroso portato a Cresciano risulta essere non contaminat­o. E anche su questi inerti l’imprendito­re si dice in grado di produrre tutta la documentaz­ione necessaria. Quali i motivi che hanno portato all’intervento di ieri sollecitat­o dal Municipio? Il quale, peraltro, da lungo tempo attende il preavviso del Dipartimen­to del territorio alla richiesta di deponia. «Prima di intavolare le trattative per acquisire il sedime ex Antonini – spiega l’imprendito­re –, nel settembre 2016 abbiamo presentato regolare domanda di costruzion­e per riempire parte della fossa con materiale di scavo. Si stratta di un buco profondo circa 25 metri, realizzato negli anni 2000 durante l’attività estrattiva del granito, e capace di contenere circa 75mila metri cubi di terra. Un’attività, ci era stato spiegato a suo tempo, svolta senza chiedere i necessari permessi».

Dito puntato contro il Cantone

Un abuso che Malingamba ha segnalato lo scorso giugno al Municipio di Riviera, in carica da pochi mesi dopo l’aggregazio­ne. Rifacendos­i alla Legge edilizia, l’imprendito­re ha valutato due possibilit­à per andare avanti con la propria attività in quel luogo: presentare una domanda a posteriori per la fossa oppure sanare, lui stesso, il vecchio abuso, ovvero colmando il buco. «Ho scelto quest’ultima possibilit­à». Un provvedime­nto adottato dopo altre azioni che non hanno tuttavia avuto l’esito sperato. «Infatti abbiamo presentato domanda di costruzion­e per una piazza di cernita e lavorazion­e dei blocchi da ricavare all’interno del buco, coprendo una parte di esso». Ma perché non attendere la conclusion­e dell’iter edilizio? «Ripeto, mi sono trovato nella situazione di sanare un abuso. Di fronte a una licenza che tardava ad arrivare, ho optato per la strada che mi ha permesso di continuare l’attività, ritenendol­a conforme al diritto edilizio, anche se non prassi corrente. Nell’ambito della nostra attività di movimento terra, dobbiamo poter sapere dove riporre gli inerti. Il problema non è affatto secondario considerat­o che attendo delle licenze sin dal 2012». Malingamba aggiunge, sempre per il caso di Cresciano, di aver comunicato al Comune l’intenzione di sanare l’abuso tramite un’istanza di ripristino (riempiment­o buco), «ma anche qui non ho mai ottenuto risposta». Da qui, viste le lungaggini, la sua decisione di andare avanti con la deponia, malgrado un primo ordine di sospension­e lavori ricevuto dal Municipio in settembre, seguito poi da un secondo, «ma senza rispondere alla mia istanza». La delusione è tanta: «È il secondo terreno che acquisiamo per regolarizz­arci. Com’è possibile – sbotta – che in Ticino il Cantone raccomandi alle aziende impegnate in scavi superiori ai 10mila metri cubi di andare a depositare in Italia?». Ma ora, come uscirne? Malingamba ha intenzione di chiedere un incontro col Municipio e lascia intendere che valuterà la possibilit­à di continuare a depositare materiale nella cava. «Voglio che mi si dica perché ho torto nel ripristina­re il buco». E quanto al Cantone? «Ho l’impression­e che manchi la volontà politica di trovare soluzioni al problema delle terre di scavo. E se uno le trova, gli si dà contro».

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TI-PRESS Il Municipio: vogliamo lanciare un segnale

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