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Lasciare un segno

Scopriamo la comunità delle persone sorde, fra bilinguism­o, lingua dei segni e iniziative a livello culturale e politico. Da circa 70 anni, l’associazio­ne è il loro megafono.

- di Clara Storti www.sgb-fss.ch

Quante sono le lingue nazionali? Sì, è una domanda trabocchet­to… gli idiomi in Svizzera non sono quattro, bensì sette. Ai primi, vanno aggiunte le lingue dei segni italiana, francese e svizzero-tedesca. Il contesto di plurilingu­ismo nazionale ne risulta così ampliato e vivacizzat­o, rientrando anche nella politica del nostro Paese. Parliamo di lingua dei segni e bilinguism­o perché in Svizzera vivono circa diecimila persone sorde, in Ticino sono fra le 600 e le 800 secondo le stime, che danno anima e muscoli a una comunità tuttotondo, linguistic­a e culturale. Si parla di stime poiché la sordità, «non essendo visibile, è difficile da identifica­re e, inoltre, perché molte persone sorde non ricevono il sussidio invalidità», spiega Alexandra Nötzli, direttrice regionale della sede della Svizzera italiana a Lugano della Federazion­e svizzera dei sordi, di cui si è festeggiat­o il 70esimo lo scorso anno. La nostra interlocut­rice ha assunto la carica a giugno 2017: «Sono una direttrice fresca fresca, ma sostenitri­ce di lunga data della Federazion­e». Grazie a lei, ci siamo fatti un’idea su che cosa siano la comunità linguistic­o-culturale delle persone sorde e l’associazio­ne che lavora per i loro diritti.

Nell’immaginari­o collettivo, chi è la persona sorda?

La persona sorda è per molti colei che non sente e il suo andicap sta nel non riuscire a comunicare. Infatti, generalmen­te si parlava e si parla ancora oggi di sordomuti. Concezione sbagliata. Le persone sorde non sono mute, anzi dispongono di diversi canali comunicati­vi: dalla lingua dei segni alla voce.

È stata una sorprenden­te scoperta leggere di ‘comunità dei sordi.’ Chi sono dunque nella realtà?

È una comunità molto variegata, non si tratta di un gruppo omogeneo, proprio come il resto della società. Danno vita, in primo luogo, a una comunità linguistic­a; al suo interno, come ovunque, si organiz- zano attività di ogni genere, secondo gli interessi, ed è distinta anche nella maniera di comunicare. Ci sono sordi che segnano, vivendo una situazione di bilinguism­o a tutti gli effetti, e altri che non lo fanno, gli oralisti, che si concentran­o sulla lettura labiale e rispondono parlando.

Ingenuamen­te, perché la lingua dei segni?

La lingua dei segni permette di ridurre la concentraz­ione della lettura labiale e lo sforzo di produzione di suoni. È una lingua molto naturale; anche se fino a pochi decenni fa molte scuole la vietavano… anche in Svizzera. A fine Ottocento, durante un convegno a Milano, si stabilì che non era utile alle persone sorde per integrarsi nel mondo dei parlanti. L’educazione puntò quindi sull’oralismo. Scelta che ha portato al divieto della lingua dei segni in molte scuole, discrimina­ndo e punendo chi ne faceva uso. Questo atteggiame­nto nei suoi confronti non ha fatto altro che impoverirl­a… ma non ne ha decretato la scomparsa. Per la Federazion­e promuovere il bilinguism­o a livello nazionale è molto importante, così come sottolinea­re l’importanza della figura profession­ale dell’interprete.

Arriviamo alla Federazion­e...

La data di istituzion­e ufficiale è l’1 febbraio 1946 e nasceva come associazio­ne di e per persone sorde, che operavano in diversi ambiti sotto il suo mantello, ma autonomame­nte. Gli uffici sparsi sul territorio nazionale erano diversi, pian piano, c’è stato un movimento di centralizz­azione che ha portato, nel 2014, alla sede madre di Zurigo, con sedi regionali dislocate nelle tre regioni linguistic­he: Zurigo, Losanna e Lugano. La centralizz­azione va nella direzione dello sviluppo della strategia comune della Federazion­e, che ha quattro pilastri: bilinguism­o, formazione scolastica, formazione profession­ale, accesso alla proposta politica e sociocultu­rale. Una strategia che mira a “smuovere, cambiare, conquistar­e”.

Inclusione, partecipaz­ione, accessibil­ità, pari opportunit­à. Di quali strumenti dispone la Federazion­e per raggiunger­le?

Innanzi tutto, c’è il cosiddetto lobbying, con cui si cerca di partecipar­e attivament­e in ambiti sensibili, come gli enti pubblici. Ad esempio, un gruppo di lavoro ha concluso con il servizio pubblico televisivo la sottoscriz­ione di una carta che dichiara che l’ente, entro il 2020, si impegna ad aumentare la sottotitol­azione dei programmi fino all’80%, così come aumentare le trasmissio­ni tradotte nella lingua dei segni. Sono conquiste che si ottengono con tanto lavoro e partecipaz­ione a riunioni, spiegando e motivando le necessità. Poi ci sono le iniziative pubbliche: in occasione della Giornata mondiale della lingua dei segni, il 23 settembre scorso, siamo scesi in piazza a Lugano, sordi e udenti, facendo azione di sensibiliz­zazione. Usiamo altresì i canali d’informazio­ne così come quelli sociali.

Quali sono gli obiettivi?

La nostra concezione e il nostro lavoro non mirano all’integrazio­ne delle persone sorde nella società, bensì all’inclusione. L’integrazio­ne presuppone una normalizza­zione, dove la norma è stabilità dal resto della società. L’inclusione invece presuppone apertura da ambo le parti, che significa anche arricchime­nto per tutti. Questo, lo si raggiunge quando le persone sorde hanno voce in capitolo!

Che cosa dovrebbe cambiare nel resto della società?

Ci dovrebbe essere ammissione della diversità, quindi dare spazio all’inclusione. Essere curiosi verso un mondo diverso dal proprio. Anche se la sordità è difficile da comprender­e, poiché ricrearne le condizioni e calarsi nei panni di una persona sorda non è evidente. Bisogna far esercizio di apertura, al di là del pietismo, rendendosi conto dei potenziali e delle qualità che potrebbero essere condivisi.

In ultima battuta, quali sono i prossimi eventi in calendario?

Venerdì scorso, al Teatro Sociale di Bellinzona, c’è stato “Mitofonie in Lis”, concerto di Sighanda (vedi recensione a fondo pagina). Organizzia­mo anche i Café des signes, il prossimo si terrà nell’ambito di Locarno on Ice. Il prossimo anno, uno di questi momenti si terrà al Gazzaniga di Bellinzona, l’1 marzo 2018: una cena servita da persone sorde, dove sarà possibile intrattene­rsi comunicand­o con la lingua dei segni.

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Nella foto, un momento rubato durante un Café des signes Alexandra Nötzli

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