Lasciare un segno
Scopriamo la comunità delle persone sorde, fra bilinguismo, lingua dei segni e iniziative a livello culturale e politico. Da circa 70 anni, l’associazione è il loro megafono.
Quante sono le lingue nazionali? Sì, è una domanda trabocchetto… gli idiomi in Svizzera non sono quattro, bensì sette. Ai primi, vanno aggiunte le lingue dei segni italiana, francese e svizzero-tedesca. Il contesto di plurilinguismo nazionale ne risulta così ampliato e vivacizzato, rientrando anche nella politica del nostro Paese. Parliamo di lingua dei segni e bilinguismo perché in Svizzera vivono circa diecimila persone sorde, in Ticino sono fra le 600 e le 800 secondo le stime, che danno anima e muscoli a una comunità tuttotondo, linguistica e culturale. Si parla di stime poiché la sordità, «non essendo visibile, è difficile da identificare e, inoltre, perché molte persone sorde non ricevono il sussidio invalidità», spiega Alexandra Nötzli, direttrice regionale della sede della Svizzera italiana a Lugano della Federazione svizzera dei sordi, di cui si è festeggiato il 70esimo lo scorso anno. La nostra interlocutrice ha assunto la carica a giugno 2017: «Sono una direttrice fresca fresca, ma sostenitrice di lunga data della Federazione». Grazie a lei, ci siamo fatti un’idea su che cosa siano la comunità linguistico-culturale delle persone sorde e l’associazione che lavora per i loro diritti.
Nell’immaginario collettivo, chi è la persona sorda?
La persona sorda è per molti colei che non sente e il suo andicap sta nel non riuscire a comunicare. Infatti, generalmente si parlava e si parla ancora oggi di sordomuti. Concezione sbagliata. Le persone sorde non sono mute, anzi dispongono di diversi canali comunicativi: dalla lingua dei segni alla voce.
È stata una sorprendente scoperta leggere di ‘comunità dei sordi.’ Chi sono dunque nella realtà?
È una comunità molto variegata, non si tratta di un gruppo omogeneo, proprio come il resto della società. Danno vita, in primo luogo, a una comunità linguistica; al suo interno, come ovunque, si organiz- zano attività di ogni genere, secondo gli interessi, ed è distinta anche nella maniera di comunicare. Ci sono sordi che segnano, vivendo una situazione di bilinguismo a tutti gli effetti, e altri che non lo fanno, gli oralisti, che si concentrano sulla lettura labiale e rispondono parlando.
Ingenuamente, perché la lingua dei segni?
La lingua dei segni permette di ridurre la concentrazione della lettura labiale e lo sforzo di produzione di suoni. È una lingua molto naturale; anche se fino a pochi decenni fa molte scuole la vietavano… anche in Svizzera. A fine Ottocento, durante un convegno a Milano, si stabilì che non era utile alle persone sorde per integrarsi nel mondo dei parlanti. L’educazione puntò quindi sull’oralismo. Scelta che ha portato al divieto della lingua dei segni in molte scuole, discriminando e punendo chi ne faceva uso. Questo atteggiamento nei suoi confronti non ha fatto altro che impoverirla… ma non ne ha decretato la scomparsa. Per la Federazione promuovere il bilinguismo a livello nazionale è molto importante, così come sottolineare l’importanza della figura professionale dell’interprete.
Arriviamo alla Federazione...
La data di istituzione ufficiale è l’1 febbraio 1946 e nasceva come associazione di e per persone sorde, che operavano in diversi ambiti sotto il suo mantello, ma autonomamente. Gli uffici sparsi sul territorio nazionale erano diversi, pian piano, c’è stato un movimento di centralizzazione che ha portato, nel 2014, alla sede madre di Zurigo, con sedi regionali dislocate nelle tre regioni linguistiche: Zurigo, Losanna e Lugano. La centralizzazione va nella direzione dello sviluppo della strategia comune della Federazione, che ha quattro pilastri: bilinguismo, formazione scolastica, formazione professionale, accesso alla proposta politica e socioculturale. Una strategia che mira a “smuovere, cambiare, conquistare”.
Inclusione, partecipazione, accessibilità, pari opportunità. Di quali strumenti dispone la Federazione per raggiungerle?
Innanzi tutto, c’è il cosiddetto lobbying, con cui si cerca di partecipare attivamente in ambiti sensibili, come gli enti pubblici. Ad esempio, un gruppo di lavoro ha concluso con il servizio pubblico televisivo la sottoscrizione di una carta che dichiara che l’ente, entro il 2020, si impegna ad aumentare la sottotitolazione dei programmi fino all’80%, così come aumentare le trasmissioni tradotte nella lingua dei segni. Sono conquiste che si ottengono con tanto lavoro e partecipazione a riunioni, spiegando e motivando le necessità. Poi ci sono le iniziative pubbliche: in occasione della Giornata mondiale della lingua dei segni, il 23 settembre scorso, siamo scesi in piazza a Lugano, sordi e udenti, facendo azione di sensibilizzazione. Usiamo altresì i canali d’informazione così come quelli sociali.
Quali sono gli obiettivi?
La nostra concezione e il nostro lavoro non mirano all’integrazione delle persone sorde nella società, bensì all’inclusione. L’integrazione presuppone una normalizzazione, dove la norma è stabilità dal resto della società. L’inclusione invece presuppone apertura da ambo le parti, che significa anche arricchimento per tutti. Questo, lo si raggiunge quando le persone sorde hanno voce in capitolo!
Che cosa dovrebbe cambiare nel resto della società?
Ci dovrebbe essere ammissione della diversità, quindi dare spazio all’inclusione. Essere curiosi verso un mondo diverso dal proprio. Anche se la sordità è difficile da comprendere, poiché ricrearne le condizioni e calarsi nei panni di una persona sorda non è evidente. Bisogna far esercizio di apertura, al di là del pietismo, rendendosi conto dei potenziali e delle qualità che potrebbero essere condivisi.
In ultima battuta, quali sono i prossimi eventi in calendario?
Venerdì scorso, al Teatro Sociale di Bellinzona, c’è stato “Mitofonie in Lis”, concerto di Sighanda (vedi recensione a fondo pagina). Organizziamo anche i Café des signes, il prossimo si terrà nell’ambito di Locarno on Ice. Il prossimo anno, uno di questi momenti si terrà al Gazzaniga di Bellinzona, l’1 marzo 2018: una cena servita da persone sorde, dove sarà possibile intrattenersi comunicando con la lingua dei segni.