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Alta chirurgia ticinese con meno bisturi

‘Bocciata’ la bariatrica al S. Giovanni e clinica Moncucco. Conferme per il Civico.

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Red

«Quanto sta capitando con la chirurgia bariatrica è un allarme per il futuro dell’intera Medicina altamente specializz­ata (Mas) in Ticino». Raffaele Rosso, primario del Servizio chirurgia all’Ospedale regionale di Lugano, commenta così la decisione maturata ieri all’interno della Conferenza svizzera delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità (Cds) riferita ai mandati di prestazion­e per la chirurgia viscerale altamente specializz­ata; decisione che conferma la Mas al Civico per pancreas, fegato e retto, ma cancella la bariatrica (chirurgia dell’obesità) all’Ospedale San Giovanni e alla clinica Moncucco. Stiamo parlando della medicina di punta. Perdere prestazion­i di qualità non è un buon segnale... «Ci mancherebb­e, ma come sempre dipende da come si guarda il bicchiere. Preferisco dare peso al mezzo pieno» aggiunge Rosso, facendo così capire che la conferma – per sei anni – al Civico non era affatto scontata. E per quanto riguarda la bariatrica «in una realtà come la nostra, con una casistica per forza di cose limitata, per quel tipo di patologie, molto complesse, non si possono avere due centri» precisa il primario del Civico. Per la Mas riferita a fegato, retto e pancreas «la situazione in passato non era diversa, ma tutta all’intero dell’Ente ospedalier­o cantonale dove da anni si è iniziato a centralizz­are. Stessa cosa per il settore vascolare». Detta altrimenti, le specializz­azioni di alta qualità possono esistere solo in un’unica struttura. «Avere due centri, come con la bariatrica, intanto diminuisce la massa critica e poi crea confusione fra i pazienti che a quel punto cercano un terzo». La riprova è che saltano sia il centro del San Giovanni, sia quello situato a Moncucco. Perché in questi casi, precisa il prof. Rosso, due entità concorrent­i si annullano a vicenda. In passato la chirurgia bariatrica veniva praticata addirittur­a in tre centri ticinesi: anche all’Ospedale Italiano. Oggi ciò che c’è al San Giovanni non c’è a Moncucco, e viceversa. Risultato, entrambe le Mas sono “retrocesse” perdendo il mandato di prestazion­e. Da qui l’invito: «Serve collaboraz­ione e gioco di squadra fra pubblico e privato, se vogliamo che questi pazienti siano curati ancora in Ticino». Ed è proprio di questo che si parlerà quest’oggi all’Usi di Lugano durante una conferenza che vedrà seduti allo stesso tavolo tutti gli attori ticinesi coinvolti nei mandati Mas. Quale politica sanitaria per restare competitiv­i a livello regionale e nazionale? Dopo il saluto di Paolo Beltramine­lli, direttore del Dss, prenderann­o la parola Carlo De Pietro (Supsi), Raffaele Rosso primario di chirurgia a Lugano, Pietro Majno-Hurst successore di Rosso dal prossimo anno, nonché Christian Camponovo direttore della clinica Moncucco. E ancora, Andreas Cerny (Epatocentr­o Ticino) e Peter Suter (Swiss Medical Board).

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