Decine di migliaia in fuga dal vulcano Agung
Giakarta – È attesa nei prossimi giorni l’eruzione del vulcano Agung a Bali. La fitta coltre di fumo che l’annuncia ha già condotto all’evacuazione di 40mila residenti nel Nord-est dell’isola, che potrebbero diventare 100mila se tutti seguiranno gli ordini delle autorità. Da ieri, in ogni caso, è chiuso l’aeroporto, bloccando decine di migliaia di turisti e provocando disagi nel trasporto aereo di tutta la regione. Il monte Agung (alto poco più di tremila metri), che già a settembre aveva dato segnali di una imminente eruzione, con centinaia di tremori al giorno, dallo scorso fine settimana sta emettendo ceneri grigie che sono salite fino a novemila metri, con esplosioni sentite fino a dodici chilometri di distanza. L’agenzia indonesiana per la gestione dei disastri naturali ha alzato ieri il livello di allerta al massimo: la crescente presenza di una tinta rossastra nella cenere è un segnale dell’accumulazione di lava nel cratere, che potrebbe causare un’eruzione devastante. Temendo un’escalation, la zona da evacuare è stata estesa a un raggio di 10 chilometri dal vulcano, coinvolgendo così 22 villaggi e circa 100mila persone in un’area relativamente poco sfruttata dal turismo. Secondo i media indonesiani, però, solo 40mila hanno lasciato le proprie case; in molti sono rimasti per curare il bestiame e proteggere i loro averi. Alcune migliaia di residenti abitano da due mesi in centri per gli evacuati disposti nei villaggi vicini dallo scorso settembre, quando l’Agung si era risvegliato dopo decenni di inattività. In mattinata l’aeroporto di Bali è stato chiuso per 24 ore, portando alla cancellazione di 445 voli e bloccando così 59mila turisti. Un’emergenza prolungata, specie nel periodo della vacanze natalizie, provocherebbe seri danni all’economia di Bali, che conta sul turismo per il 20 per cento dei suoi introiti. L’ultima eruzione dell’Agung risale al 1963. All’epoca, il monte eruttò lava per un anno, tanto che la cenere raggiunse addirittura la capitale indonesiana Giakarta, mille chilometri a nord-ovest. I morti furono 1’100.