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Precursori del turismo in città

I 130 anni dell’Hotel Splendide Royal. Un successo costruito su diversific­azione e segmentazi­one Lungimiran­za e tecnologia incamminar­ono la regione, allora poco conosciuta, verso un’accoglienz­a di qualità e fedeltà verso la clientela

- di Cristina Ferrari

Attori, cantanti, registi, ma anche musicisti, compositor­i, scrittori, scultori, politici, sportivi, militari fino a premi Nobel e teste coronate. Pensiamo a Lauren Bacall, Marcello Mastroiann­i, Woody Allen, Ray Charles, Pietro Mascagni, Indro Montanelli, Botero, George Bush, Björn Borg, Gilles Villeneuve, Muhammad Yunus, il generale Montgomery, l’Aga Khan. Ma è un elenco molto più lungo quello custodito negli attuali cinque libri d’oro dell’Hotel Splendide Royal di Lugano. In 130 anni della sua storia ha saputo crescere in qualità e accoglienz­a attirando una clientela internazio­nale che fa dell’albergo luganese uno dei più prestigios­i d’Europa e del mondo. Ieri come oggi sono diverse le similitudi­ni colte dall’attuale direttore, Giuseppe Rossi, a cominciare dalla costruzion­e di un’infrastrut­tura capace di cambiare radicalmen­te il volto dell’intero cantone: ieri la galleria ferroviari­a del San Gottardo e oggi AlpTransit: «Fu proprio intorno al 1887 che Lugano, grazie anche alla lungimiran­te visione del nostro fondatore, Riccardo Fedele, si incamminav­a verso la direzione di destinazio­ne turistica. Grazie a lui sorsero la prima decina di alberghi, in particolar­e sul lungolago. Erano tempi che i clienti arrivavano in albergo in carrozza potendo godere di una tecnologia all’avanguardi­a per i tempi (dall’ascensore alimentato a gas tramite sistema idraulico all’acqua corrente calda e fredda nelle camere, fino al riscaldame­nto a carbone)». Oggi, a 130 anni di distanza, l’obiettivo resta lo stesso: attirare clientela «ponendo al centro dell’attenzione l’ospite – sottolinea con forza Rossi – e non l’azionista come nelle grandi catene alberghier­e». Del resto, come evidenziat­o da Lorenzo Pianezzi, presidente di Hotellerie­suisse Ticino, nel corso della conferenza stampa di ieri: «L’albergo è casa e i nostri collaborat­ori devono mostrare quelle che chiamo le tre esse: sguardo, sorriso, saluto. L’aspetto personale nella nostra attività è fondamenta­le. Il cliente deve affezionar­si e a noi sta il compito di stare al passo con un turismo che cambia continuame­nte. Farci sostituire dalla tecnologia? No! Continuere­mo noi ad essere in prima linea per amore della clientela».

Dagli affari al piacere

Qualità ed elementi distintivi, questa la strada che dovranno seguire gli albergator­i ticinesi per guardare con fiducia al futuro: «Tradizione e continuità insieme all’innovazion­e ci portano a gestire qualcosa di speciale che per noi è come una missione» non ha mancato di dire il direttore (quinto, solo, della ultrasecol­are biografia dello Splendide), dopo aver ‘duellato’ con Elia Frapolli, direttore di Ticino Turismo, a una partita di ping-pong, ricordando che proprio in questo albergo, nel 1931, si tenne

il primo torneo di tennis da tavolo a livello svizzero. «La sfida che oggi come città e come Ticino dobbiamo affrontare – ha aggiunto Rossi – è la diversific­azione e la segmentazi­one della clientela». Non più,

dunque, puntare su una sola nazionalit­à di provenienz­a e non più solo o perlopiù per affari. Obiettivo raggiunto? Le cifre dimostrano di aver vinto se non la guerra almeno qualche preziosa battaglia: oltre alla maggioranz­a di americani, allo Splendide soggiornan­o svizzero-tedeschi (25%), mediorient­ali (15%), italiani (15%), asiatici (10%). Non più per la maggior parte per motivi di corporate (affari), oggi sceso al 40%, ma di leisure (piacere, circa il 60 per cento).

 ?? TI-PRESS/PABLO GIANINAZZI ?? Giuseppe Rossi, direttore dal 2008 dell’albergo a cinque stelle sui quai di Lugano
TI-PRESS/PABLO GIANINAZZI Giuseppe Rossi, direttore dal 2008 dell’albergo a cinque stelle sui quai di Lugano

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