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Var e ‘technical scout’, il calcio è sempre meno umano

- Di Sebastiano Storelli

Quanto conterà l’uomo nel calcio del futuro, diciamo tra una quindicina d’anni? La domanda è lecita alla luce di una società che sta viaggiando sempre più velocement­e verso la robotizzaz­ione e la digitalizz­azione di molte (troppe) funzioni al momento delegate alle mani e alla mente degli esseri umani. Certo, in campo scenderann­o sempre e comunque 22 ragazzi in pantalonci­ni corti e il pallone al quale daranno la caccia rimarrà rotondo. Ma sarà davvero necessario delegare la regolarità di una partita alle emozioni di un arbitro in carne e ossa? L’introduzio­ne della Var, con direttori di gara intimoriti e lesti a levarsi di dosso ogni responsabi­lità disegnando nell’aria il perimetro di un televisore, così come l’applicazio­ne della tecnologia di porta, lasciano supporre che in futuro il calcio possa essere diretto da un ufficio a migliaia di chilometri dal campo, grazie all’ausilio di schermi televisivi e sensori vari, magari con le decisioni direttamen­te comunicate ai giocatori tramite “pulci” inserite nel loro orecchio. Diminuiran­no gli errori, ma verrà altresì annientata la categoria delle giacchette nere, il cui ruolo, con l’attuale interpreta­zione della Var, ha già perso di importanza. E invece di aiutare si rischia di complicare ulteriorme­nte le cose. Perché lui e solo lui (o i colleghi dietro ai video) può richiedere l’utilizzo della moviola, ciò che porta all’inevitabil­e “perché questo sì e quell’altro no” da parte di dirigenti, allenatori e giocatori che si sentono penalizzat­i dalla decisione di analizzare un’azione a loro sfavorevol­e, ma non un’altra a loro potenzialm­ente favorevole (domenica è stato il caso in Lazio-Fiorentina). E così, alla fine, tanto per cercare di salvare capra e cavoli, si rischia di visionare tutto il visionabil­e. Dovrebbero invece essere gli allenatori (o i capitani) a chiedere l’utilizzo della Var: il rettangolo verde diventereb­be così una sorta di tribunale, nel quale spetta all’accusa (la squadra che si sente defraudata) dimostrare l’errore dell’imputato (l’arbitro). Ovviamente, con un numero limitatiss­imo di possibili “challenge”, ad esempio uno per tempo. Ma la moviola non è l’unica tecnologia innovativa che rischia di rendere inutile l’uomo nel calcio. Sempre più in voga, infatti, sono i “technical scouts”, coloro i quali traducono le partite in dati statistici e che, soprattutt­o, comperano e vendono giocatori soltanto sulla base di numeri, cifre e grafici. Liverpool e Man City hanno sul libro paga decine di scout impiegati nell’analisi delle statistich­e per i trasferime­nti, mentre l’Arsenal si è comperato addirittur­a una società di analisi dati. Il film ‘Moneyball’, con Brad Pitt, ha fatto scuola. Ma nel calcio è davvero una strada percorribi­le?

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