Var e ‘technical scout’, il calcio è sempre meno umano
Quanto conterà l’uomo nel calcio del futuro, diciamo tra una quindicina d’anni? La domanda è lecita alla luce di una società che sta viaggiando sempre più velocemente verso la robotizzazione e la digitalizzazione di molte (troppe) funzioni al momento delegate alle mani e alla mente degli esseri umani. Certo, in campo scenderanno sempre e comunque 22 ragazzi in pantaloncini corti e il pallone al quale daranno la caccia rimarrà rotondo. Ma sarà davvero necessario delegare la regolarità di una partita alle emozioni di un arbitro in carne e ossa? L’introduzione della Var, con direttori di gara intimoriti e lesti a levarsi di dosso ogni responsabilità disegnando nell’aria il perimetro di un televisore, così come l’applicazione della tecnologia di porta, lasciano supporre che in futuro il calcio possa essere diretto da un ufficio a migliaia di chilometri dal campo, grazie all’ausilio di schermi televisivi e sensori vari, magari con le decisioni direttamente comunicate ai giocatori tramite “pulci” inserite nel loro orecchio. Diminuiranno gli errori, ma verrà altresì annientata la categoria delle giacchette nere, il cui ruolo, con l’attuale interpretazione della Var, ha già perso di importanza. E invece di aiutare si rischia di complicare ulteriormente le cose. Perché lui e solo lui (o i colleghi dietro ai video) può richiedere l’utilizzo della moviola, ciò che porta all’inevitabile “perché questo sì e quell’altro no” da parte di dirigenti, allenatori e giocatori che si sentono penalizzati dalla decisione di analizzare un’azione a loro sfavorevole, ma non un’altra a loro potenzialmente favorevole (domenica è stato il caso in Lazio-Fiorentina). E così, alla fine, tanto per cercare di salvare capra e cavoli, si rischia di visionare tutto il visionabile. Dovrebbero invece essere gli allenatori (o i capitani) a chiedere l’utilizzo della Var: il rettangolo verde diventerebbe così una sorta di tribunale, nel quale spetta all’accusa (la squadra che si sente defraudata) dimostrare l’errore dell’imputato (l’arbitro). Ovviamente, con un numero limitatissimo di possibili “challenge”, ad esempio uno per tempo. Ma la moviola non è l’unica tecnologia innovativa che rischia di rendere inutile l’uomo nel calcio. Sempre più in voga, infatti, sono i “technical scouts”, coloro i quali traducono le partite in dati statistici e che, soprattutto, comperano e vendono giocatori soltanto sulla base di numeri, cifre e grafici. Liverpool e Man City hanno sul libro paga decine di scout impiegati nell’analisi delle statistiche per i trasferimenti, mentre l’Arsenal si è comperato addirittura una società di analisi dati. Il film ‘Moneyball’, con Brad Pitt, ha fatto scuola. Ma nel calcio è davvero una strada percorribile?