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Riflession­e attorno a un fallimento

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A un anno dalla bocciatura del progetto Parc Adula, invitiamo la popolazion­e a riflettere con sincerità in suo ricordo. Il 27 novembre 2016 i cittadini, spaventati da spauracchi costruiti al solo fine di sabotare il progetto, hanno portato alle urne la paura dei cambiament­i. Cambiament­i, che, tra l’altro, son stati promessi da chi ha sostenuto il “no” con progetti alternativ­i e che, a un anno dall’affossamen­to del progetto Parc Adula, non sono ancora stati messi in cantiere. Questa riflession­e non ha lo scopo di riaprire vecchie fratture tra le due coalizioni del sì e del no (il popolo ha fatto la sua scelta), ma di far riflettere su quello che è stato portato a casa a seguito della bocciatura. Quali passi sono stati compiuti verso lo sviluppo delle zone periferich­e? Sicurament­e gli oppositori al Parc Adula saranno pronti a rispondere con un elenco di progetti (per esempio il Centro Nordico di Campra). Nonostante ciò, mi sembra che quest’elenco non sia che una panacea (i progetti presi come esempio provengono infatti da ben altri promotori). Oggi ci troviamo di fronte a sfide importanti, nonostante gli impieghi nel settore primario e artigianal­e in Val di Blenio non manchino, è innegabile lo spopolamen­to della valle. A mio parere, a un anno dalla sconfitta di un progetto che avrebbe potuto portare sicurament­e un po’ di linfa vitale, è fondamenta­le tornare a riflettere su quali siano le potenziali­tà della vallata e prepararci a dei cambiament­i. Non bisogna in effetti aver paura di cambiare. Altri luoghi periferici hanno dimostrato pienamente come sia possibile mantenere la tradizione aprendosi nonostante ciò a nuove opportunit­à (in primis la Val Poschiavo). Vorrei quindi lanciare un appello al cambiament­o, che esso venga dall’esterno o, ancor meglio, da noi stessi.

Gianni Martinelli, Campo Blenio

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