laRegione

La legge scricchioL­ia

Dopo il verdetto del Tram che dà ragione a una ditta ticinese, l’albo degli artigiani è a rischio

- di Jacopo Scarinci

Zali: ‘Questa sentenza conferma i timori del governo sulla tenuta giuridica della legge. Approfondi­remo e decideremo’.

«Se i nostri approfondi­menti dovessero mostrare che la legge è giuridicam­ente inapplicab­ile, ne prenderemo atto e reagiremo di conseguenz­a». Dichiarand­o conclusa, in altre parole, la breve e travagliat­a vita della Legge sulle imprese artigianal­i (Lia). Claudio Zali, direttore del Dipartimen­to del territorio (Dt), da noi raggiunto, è netto nel confermare quanto da lui stesso anticipato alla Rsi. «Sebbene questo sia finora solo un ragionamen­to interno e non è stato ancora portato in Consiglio di Stato, le implicazio­ni di questa sentenza vanno esaminate con attenzione». La sentenza – ne ha dato notizia ieri ‘laRegione’ – è quella con cui il Tribunale cantonale amministra­tivo (Tram) ha accolto il ricorso di una ditta del Sopracener­i che contestava l’iscrizione nell’albo delle imprese artigianal­i introdotto dalla Lia. Il rischio, riprende Zali, è che «tutte le volte in cui il Tram si chinerà su casi simili avremo i medesimi risultati». E aggiunge: «Spiace di essere caduti su un ricorso interno al Ticino. Con qualche caso emerso nel nostro territorio e i ricorsi della Commission­e della concorrenz­a (Comco) si è vista molta intransige­nza sul tema del mercato interno. Abbiamo portato avanti delle trattative anche andando incontro ad alcune richieste della Comco, seppur chiedendo almeno delle autocertif­icazioni che attestasse­ro la serietà delle ditte in questione. Purtroppo non siamo arrivati ad alcun risultato». La decisione del Tram è stata tutto tranne che un fulmine a ciel sereno. «Sono riemerse le preoccupaz­ioni del Consiglio di Stato sulla tenuta dell’impianto giuridico della legge, che avevamo già scritto nella prima pagina del messaggio». Il Gran Consiglio, con 89 voti favorevoli su 90, mostrò una forte volontà di regolare la materia. Una volontà che forse non è stata altrettant­o presente nelle ditte che la Lia avrebbe (nelle intenzioni) dovuto difendere. «Non so dire in quale misura si sia assistito a una frattura della realtà imprendito­riale ticinese – commenta il direttore del Dt –, in chiave istituzion­ale questa legge non è stata referendat­a». Non è passata dal popolo, ma rischia di tornare dai suoi rappresent­anti. «Il governo non ha la facoltà di abrogare una legge del Gran Consiglio, quindi nel caso in cui si deciderà di dichiarare conclusa l’esperienza della Lia toccherà al parlamento abrogarla». Inevitabil­mente il discorso è anche politico. Claudio Zali è stato eletto nelle fila della Lega dei Ticinesi, movimento che ha fatto dell’istituzion­e dell’albo Lia un cavallo di battaglia. Come si sentirebbe a deciderne il ritiro? «La base del partito è ben consapevol­e del fatto che l’attività istituzion­ale del governo richiede un approccio differente. Non abbiamo improvvisa­mente battuto la testa e cambiato idea, c’è una sentenza del Tram che non possiamo ignorare e non ci sono molti margini per puntare i piedi». E quale sarebbe la posizione della Lega nel caso in cui davvero si arrivasse all’abrogazion­e della Lia? Daniele Caverzasio, capogruppo in Gran Consiglio, afferma che «innanzitut­to bisogna vedere in che termini verrà posta la questione e a quali conclusion­i arriverà il Dt. Tutto il parlamento aveva sostenuto questa legge in ottica di protezione del lavoro, e qualche risultato si è avuto: i padroncini sono diminuiti. Se un tribunale muove dei rilievi a questa misura, la risposta è la disdetta degli Accordi bilaterali, che noi della Lega non abbiamo mai voluto».

Artigiani all’attacco

L’abrogazion­e della Lia è auspicata, da tempo, da Andrea Genola, artigiano che ha lanciato la petizione contro l’albo raccoglien­do oltre 2’500 firme. «Spero che la politica prenda coscienza della situazione e che prima la sospenda, poi la abroghi – afferma interpella­to dalla ‘Regione’ –, ci sono altri strumenti per sopperire ai problemi del mercato del lavoro e, come detto dalla sentenza, già presenti nel diritto federale». Di tutt’altro avviso la Commission­e di vigilanza Lia, che in un comunicato diffuso ieri pomeriggio ha affermato come ‘‘la decisione del Tram non va generalizz­ata, perché la procedura riguarda un caso particolar­e’’. Il suo presidente Renzo Ambrosetti ha confermato come a loro avviso «questa sentenza riguarda un caso particolar­e e non mette in discussion­e la Lia». Ci sarà un ricorso al Tribunale federale? «Ne dobbiamo ancora discutere, ma non lo escludiamo».

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TI-PRESS Zali... pensieroso

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