Nuovo duello sul preventivo
Arriva oggi al Nazionale il budget 2018 della Confederazione: lo attende una raffica di emendamenti
L’Udc vuole tagli supplementari per oltre mezzo miliardo. Kiener Nellen (Ps) sulle quasi 100 proposte di minoranza: a livello istituzionale è problematico.
Circa un anno fa una Conferenza di conciliazione tentò di risolvere il braccio di ferro tra le due Camere attorno al preventivo 2017 della Confederazione. Il ‘compromesso’, che prevedeva tagli meno incisivi, venne però respinto dalla maggioranza di destra (Udc e Plr, con il Pbd a dar manforte) del Nazionale. Ai ‘senatori’ non restò che prenderne atto: in caso di rifiuto di una proposta di conciliazione, a spuntarla è infatti il preventivo con le spese minori, appunto quello voluto dalla Camera del popolo. Andrà così anche quest’anno? Non è escluso. L’esame del preventivo 2018 è cominciato ieri al Consiglio degli Stati, con i ‘senatori’ che – rispetto al Consiglio federale – si sono mostrati più generosi in alcuni ambiti (formazione e ricerca) e più severi in altri (agricoltura). Ma è a partire da oggi che le cose si fanno serie. Il dossier arriva per la prima volta al Nazionale, dove Udc e Plr vantano la maggioranza (101 seggi su 200). Il dibattito si preannuncia acceso: sono 95 le proposte di minoranza rispetto alla versione della commissione preparatoria, dove 22 decisioni sono state prese per 13 voti (Udc e Plr) a 12 (gli altri). Sembra «più un suk o un bazar anziché una discussione parlamentare», ha deplorato ieri il ‘senatore’ Raphaël Comte (Plr/Ne). Margret Kiener Nellen (Ps/Be) non nasconde i suoi timori. La presidente della Commissione delle finanze del Nazionale (Cfd-N) spera di non dover vedere la replica del film andato in onda lo scorso dicembre. Il fatto è che quest’anno la situazione di partenza è «straordinaria»: «Solo dalla nostra commissione abbiamo quasi 100 proposte di minoranza. Un record storico! Credo che abbiamo raggiunto un livello che pone dei problemi a livello istituzionale», dice Kiener Nellen alla ‘Regione’. Sarà infatti «ancora più difficile elaborare un progetto nella Conferenza di conciliazione [l’istanza chiamata a trovare un compromesso se dopo tre deliberazioni di dettaglio sussistono ancora divergenze fra i due rami del Parlamento, ndr] che possa in seguito essere accettato da entrambe le Camere». Il preventivo presentato in giugno dal Consiglio federale prevede per l’anno prossimo una chiusura con un saldo positivo di 103 milioni di franchi (71,322 miliardi di entrate e uscite per 71,219 miliardi). Se passasse la versione degli Stati, il saldo positivo sarebbe di 33 milioni; se prevalesse quella del Nazionale l’attivo sarebbe di 464 milioni. Quest’anno, poi, fanno gola i 442 milioni che la Confederazione non dovrà versare all’Avs (cfr. sotto). Anche sul loro utilizzo ci si aspetta che Nazionale e Stati si accapiglino. Oggi a dare il tono del dibattito dovrebbe essere Thomas Aeschi (Zg). Il neocapogruppo ha firmato numerose delle proposte di minoranza con le quali l’Udc propone tagli supplementari per oltre mezzo miliardo in svariati ambiti (personale federale, cultura, formazione, aiuto allo sviluppo ecc.). Il referente di Aeschi nella Cdf-N è Franz Grüter. Nel mirino ha in particolare l’aumento a 150 milioni del contributo alla cassa pensioni federale Publica e lo 0,5% di compensazione del rincaro per il personale federale fino al 2021. Inoltre, spiega il lucernese alla ‘Regione’, «l’intera somma» risparmiata a seguito del ‘no’ alla ‘Previdenza 2020’ va utilizzata per abbattere il debito pubblico. Risparmismo? «Le spese dell’amministrazione federale aumentano da 68 a 71 miliardi e crescono più dell’economia. E nei prossimi anni grandi riforme (pensioni, fiscalità delle imprese, tassa di bollo ecc.) peseranno ulteriormente sulle sue casse. Perciò già oggi dobbiamo stringere la cinghia». Il governo ha già presentato «un budget improntato all’austerità», osserva Kiener Nellen. A suo avviso, Udc e Plr perseguono «una politica di puro smantellamento: meno spese pubbliche, per avere sempre meno Stato». E questo nonostante negli ultimi anni (2017 compreso: è atteso un avanzo di circa 800 milioni a fronte di un deficit preventivato di 250 milioni) i consuntivi si siano quasi sempre rivelati assai migliori dei preventivi. Grüter non si scompone: «Dimostra che siamo prudenti nell’allestire i preventivi. Il contrario sarebbe molto peggio».