Daniello, la ruota gira
Sarà tutta un’altra vita per il Mulino. Presentato un progetto di valorizzazione Il restauro, da 1,4 milioni, darà modo di fare della struttura un punto di riferimento per le attività e i contenuti del Parco della Valle della Motta
Tra le ‘oasi’ del Mendrisiotto è (forse) la meno appariscente. Eppure il Parco della Valle della Motta ha, in sé (quasi per statuto), una missione non facile da compiere: far dimenticare che da quelle parti c’era una discarica di rifiuti urbani. In sostanza, è toccato al Parco riconciliare la popolazione con la natura. E guardandosi attorno, lì dal Mulino del Daniello, ‘cuore’ di quel territorio fra Coldrerio e Novazzano, l’impressione è che ci stia riuscendo bene. Ecco perché la Fondazione Galli, in testa il presidente Marco Tela, oggi non nasconde di avere un’ambizione: fare del Daniello il fulcro di un progetto ben più ampio. Di più, mettere in rete – idealmente e fisicamente – i parchi della regione, dalle Gole della Breggia al San Giorgio ‘targato’ Unesco, al Laveggio, passando per la Valle della Motta (vedi sotto). Prima, però, occorre sistemare il Mulino, bisognoso di un intervento di restauro e trasformazione. Un’operazione tradotta, giusto in questi giorni, da una domanda di costruzione e che comporterà un investimento di un milione e 400mila franchi. «Per la Fondazione – riconosce Tela – questo è un passaggio chiave». Le intenzioni, in effetti, andavano sostanziate con un dossier, affidato all’architetto Enrico Sassi e deciso a ottenere la licenza edilizia. Che ci sia il potenziale per restituire riconoscibilità al Parco e all’antico casale – l’edificio originale risale al 1801 – è evidente. Tanto la ‘bigatèra’ – la bigattiera dell’allevamento dei bachi da seta – che il locale macine (tre) e un frantoio che è un unicum nel Sottoceneri, trasudano storie di fatica e voglia di raccontarle. «Questo – richiama ancora il presidente Tela – è un territorio che offre molte opportunità sul piano naturalistico, geologico e di svago. Ci serve un supporto per aiutare la vita del Parco». Non a caso il primo atto dovrà essere quello, come ricorda il progettista, di «dare nuova vita alla struttura», chiamata, nei piani, a consolidare la sua vocazione di centro didattico-divulgativo. Di contenuti da inserire nel Daniello, poi, non ne mancano, come enumerano gli stessi rappresentanti dei due Comuni indicando i gelsi reintrodotti lungo il Roncaglia o la vecchia cava di argilla poco lontana. Del resto, la zona della Valle della Motta non è scenografica come le Gole della Breggia, ma qui, fa presente l’architetto Pier Rezzonico del Consiglio di Fondazione, «è la natura stessa a parlare». E non è poco. Anche la ristrutturazione del Daniello sarà essenziale, dal profilo tecnico – con l’inserimento di una scala e un’ascensore – e strutturale – con la messa in sicurezza del complesso –, e al contempo importante per la valorizzazione del luogo, più «patrimonio affettivo» che istituzionale, annota Sassi. In tal senso si inserisce la sala polivalente da 80 posti (e 100 metri quadri) che sarà ricavata nel fienile e aspira a far posto a un’aula verde come a uno spazio per mostre ed eventi. Soluzioni che hanno già suscitato interesse tra i Comuni e Mezzana.