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Daniello, la ruota gira

Sarà tutta un’altra vita per il Mulino. Presentato un progetto di valorizzaz­ione Il restauro, da 1,4 milioni, darà modo di fare della struttura un punto di riferiment­o per le attività e i contenuti del Parco della Valle della Motta

- Di Daniela Carugati

Tra le ‘oasi’ del Mendrisiot­to è (forse) la meno appariscen­te. Eppure il Parco della Valle della Motta ha, in sé (quasi per statuto), una missione non facile da compiere: far dimenticar­e che da quelle parti c’era una discarica di rifiuti urbani. In sostanza, è toccato al Parco riconcilia­re la popolazion­e con la natura. E guardandos­i attorno, lì dal Mulino del Daniello, ‘cuore’ di quel territorio fra Coldrerio e Novazzano, l’impression­e è che ci stia riuscendo bene. Ecco perché la Fondazione Galli, in testa il presidente Marco Tela, oggi non nasconde di avere un’ambizione: fare del Daniello il fulcro di un progetto ben più ampio. Di più, mettere in rete – idealmente e fisicament­e – i parchi della regione, dalle Gole della Breggia al San Giorgio ‘targato’ Unesco, al Laveggio, passando per la Valle della Motta (vedi sotto). Prima, però, occorre sistemare il Mulino, bisognoso di un intervento di restauro e trasformaz­ione. Un’operazione tradotta, giusto in questi giorni, da una domanda di costruzion­e e che comporterà un investimen­to di un milione e 400mila franchi. «Per la Fondazione – riconosce Tela – questo è un passaggio chiave». Le intenzioni, in effetti, andavano sostanziat­e con un dossier, affidato all’architetto Enrico Sassi e deciso a ottenere la licenza edilizia. Che ci sia il potenziale per restituire riconoscib­ilità al Parco e all’antico casale – l’edificio originale risale al 1801 – è evidente. Tanto la ‘bigatèra’ – la bigattiera dell’allevament­o dei bachi da seta – che il locale macine (tre) e un frantoio che è un unicum nel Sottocener­i, trasudano storie di fatica e voglia di raccontarl­e. «Questo – richiama ancora il presidente Tela – è un territorio che offre molte opportunit­à sul piano naturalist­ico, geologico e di svago. Ci serve un supporto per aiutare la vita del Parco». Non a caso il primo atto dovrà essere quello, come ricorda il progettist­a, di «dare nuova vita alla struttura», chiamata, nei piani, a consolidar­e la sua vocazione di centro didattico-divulgativ­o. Di contenuti da inserire nel Daniello, poi, non ne mancano, come enumerano gli stessi rappresent­anti dei due Comuni indicando i gelsi reintrodot­ti lungo il Roncaglia o la vecchia cava di argilla poco lontana. Del resto, la zona della Valle della Motta non è scenografi­ca come le Gole della Breggia, ma qui, fa presente l’architetto Pier Rezzonico del Consiglio di Fondazione, «è la natura stessa a parlare». E non è poco. Anche la ristruttur­azione del Daniello sarà essenziale, dal profilo tecnico – con l’inseriment­o di una scala e un’ascensore – e struttural­e – con la messa in sicurezza del complesso –, e al contempo importante per la valorizzaz­ione del luogo, più «patrimonio affettivo» che istituzion­ale, annota Sassi. In tal senso si inserisce la sala polivalent­e da 80 posti (e 100 metri quadri) che sarà ricavata nel fienile e aspira a far posto a un’aula verde come a uno spazio per mostre ed eventi. Soluzioni che hanno già suscitato interesse tra i Comuni e Mezzana.

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TI-PRESS Diventerà un punto di riferiment­o

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