Zone di protezione ben poco protette
Nel Mendrisiotto nulla si impara dal passato e le falde continuano a essere minacciate da chi, per interessi vari, vuole eliminare o ridurre i vincoli di protezione sui terreni che circondano le captazioni. È recente la notizia che il Consorzio Acquedotto Regionale Mendrisiotto intende avviare al più presto i lavori per la captazione a lago, senza attendere la messa in rete delle fonti locali. Per sostenerne i costi, la Delegazione consortile (diretta da Marco Romano) propone che Morbio, Mendrisio e Coldrerio stralcino le zone di protezione in conflitto con l’autostrada: Ustra non dovrebbe investire nel risanamento e i milioni risparmiati sarebbero dirottati sulla captazione a lago. In quattro e quattr’otto si è disposti a sacrificare zone di protezione (Coldrerio e S. Martino) che nel progetto votato dai Consigli comunali al momento dell’adesione al Consorzio si auspicava “mantenere quale riserva idrica per il futuro”. A Mendrisio negli scorsi mesi il Municipio ha licenziato due Messaggi per proporre di ridurre la zona di protezione S2 delle sorgenti Paolaccio e Caressaa, su richiesta di proprietari che vorrebbero rendere edificabili i loro terreni. Saggiamente il Consiglio comunale non ha seguito il capodicastero Aim (sempre Marco Romano) e ha dato priorità alla sicurezza idrica di Rancate. L’arretramento della zona S2 del Paolaccio (Somazzo) è però stato accolto. A Morbio Inferiore si è appena conclusa la pubblicazione della Variante di Piano regolatore per il comparto Serfontana-Bisio. Malgrado le zone di protezione del Pozzo Polenta siano ancora in vigore, la nuova pianificazione non le menziona e prevede la costruzione di nuovi palazzi in zona S3 e di un ecocentro in zona S2. È questa la strada per un approvvigionamento idrico “sicuro, di qualità ed efficiente”?
Dafne Mombelli, Morbio Inferiore