Religione a scuola. Il Ps dice sì, ma… E il Ppd replica
L’accordo fra Stato e Chiesa sulla religione a scuola, che introduce un’ora settimanale obbligatoria di storia delle religioni in quarta media, sta raccogliendo i primi consensi. Con i diversi distinguo, ma il compromesso (che fatta eccezione per la IV media lascia tutto come ora) convince, per intanto, Ps e Ppd che negli ultimi due giorni hanno reso note le proprie e distinte posizioni. I socialisti accolgono “positivamente l’introduzione, in IV media, di un’ora a settimana di storia delle religioni” e tra le ragioni principali del consenso vi sono “un potenziamento della formazione, la neutralità dell’insegnamento” invece che di tipo confessionale e la possibilità di collocare i concetti trattati nella realtà quotidiana. Insegnare storia delle religioni, sempre secondo il Ps, aiuta a comprendere i problemi della nostra società confrontata con l’integrazione da un lato e radicalizzazione con estremismo religioso dall’altro. L’insegnamento non confessionale, si aggiunge, permette di capire la realtà che ci circonda. Per questo motivo i socialisti auspicano che il compromesso raggiunto “sia solo l’inizio di un percorso che porti il Decs a mettere in discussione anche l’insegnamento della religione nelle classi I, II e III”. A una “parte del Partito socialista”, hanno subito replicato i popolari democratici, che approvano l’accordo Stato-Chiese: “Questo compromesso non basta già più e auspica una prossima messa in discussione (l’abolizione) dell’insegnamento della religione dalla prima alla terza media” come si legge in una nota giunta ieri. Per alcuni dunque non basta, si legge ancora nel comunicato del Ppd, “che il corso [quello attuale, ndr] sia facoltativo per chi lo desidera frequentare, per loro questa possibilità va abolita tout court essendo il messaggio evangelico di amore, pace e fratellanza nonché aiuto al prossimo, un pericoloso esempio di civiltà che va contrastato ed eliminato dal pianeta”. Il Ps cita l’estremismo religioso; certo, è pericoloso, risponde il Ppd, ma “ancora più pericolosa e preoccupante è la volontà di alcuni di voler annientare le tradizioni, simboli e radici della nostra identità e del nostro Paese”. E allora, si chiede il Ppd, perché non abolire anche il Natale?