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Tutele, lettera a enti e autorità

‘Cantonaliz­zazione del settore’: la Divisione giustizia scrive a Municipi, pretori e associazio­ni Andreotti: il mantenimen­to del modello amministra­tivo risulta la soluzione maggiormen­te condivisa

- Di Andrea Manna

L’elenco dei destinatar­i è lungo. Tra questi i Municipi, le Autorità regionali di protezione, i pretori e i pretori aggiunti, la Camera di protezione del Tribunale d’Appello, l’Associazio­ne dei curatori e tutori della Svizzera italiana, l’Associazio­ne curatori Ticino nonché l’Associazio­ne genitori non affidatari. Fra giovedì e ieri la Divisione della giustizia del Dipartimen­to istituzion­i ha scritto agli enti e agli uffici giudiziari attivi in Ticino nel campo della protezione del minore e dell’adulto per informarli dei nuovi piani decisi la settimana scorsa dal Consiglio di Stato per quanto riguarda la riorganizz­azione del settore delle tutele e delle curatele. Ovvero l’abbandono del prospettat­o modello giudiziari­o, con le Preture competenti dell’applicazio­ne delle disposizio­ni in materia di protezione, e il mantenimen­to di quello amministra­tivo, con però la “cantonaliz­zazione” del settore “all’interno dei servizi dell’Amministra­zione”. Un’impostazio­ne dunque diversa da quella indicata dal governo nel messaggio varato nel dicembre di tre anni fa. Presentand­o i due modelli, l’Esecutivo aveva allora aderito alla proposta del Gran Consiglio, cioè il passaggio al modello giudiziari­o. Che si sarebbe dovuto concretizz­are, nelle intenzioni del Consiglio di Stato, il 1° giugno 2018. Si sarebbe dovuto concretizz­are, appunto, perché nel frattempo gli approfondi­menti della sottocommi­ssione parlamenta­re della Legislazio­ne (sottocommi­ssione coordinata dalla leghista Amanda Rückert) e quelli successivi della Divisione della giustizia hanno fatto ritenere preferibil­e il sistema amministra­tivo. Apportando­vi tuttavia dei correttivi. In ogni caso “il mantenimen­to del modello amministra­tivo con ‘cantonaliz­zazione’ del settore, risulta la soluzione meno invasiva rispetto alla variante giudiziari­a e maggiormen­te condivisa”, annota la responsabi­le della Divisione giustizia Frida Andreotti nella lettera indirizzat­a ai Municipi.

Prime idee. Da approfondi­re

Come anticipato dalla stessa funzionari­a dirigente mercoledì 22 novembre (giorno in cui il governo ha adottato la nuova impostazio­ne) intervenen­do all’assemblea dell’Act, l’Associazio­ne dei Comuni ticinesi, la Divisione giustizia ha ipotizzato la seguente ‘cantonaliz­zazione’ del settore tutele e curatele. Ossia: istituzion­e in seno alla Divisione di una Sezione ad hoc dalla quale dipendereb­bero, magari con un’altra denominazi­one, le Autorità regionali di protezione (Arp), riducendon­e tuttavia il numero ma con una loro “equa distribuzi­one” sul territorio. E poi: “Assunzione da parte del Cantone dei collaborat­ori comunali oggi attivi nelle Arp tramite concorso pubblico (circa 70/80 persone); in linea di principio e previo accordo dei Comuni, ripresa in locazione da parte del Cantone degli spazi logistici (ora sono sedici le sedi delle Arp), se conformi agli standard cantonali”. Idee. Queste e altre le ipotesi che, come evidenzia Andreotti nelle lettere trasmesse in questi giorni per posta elettronic­a, verranno esaminate da “un apposito gruppo di progetto”. Il quale sarà incaricato “di approfondi­re le conseguenz­e della ‘cantonaliz­zazione’ a livello finanziari­o, logistico, informatic­o” e dal profilo delle “risorse umane”, coinvolgen­do “i Comuni”. Prossimame­nte, indica Andreotti, il Consiglio di Stato licenzierà un messaggio con la richiesta al parlamento di prorogare “al 31 maggio 2020 il termine di decadenza delle Arp”. Proroga necessaria, afferma la responsabi­le della Divisione giustizia, “per poter presentare al Gran Consiglio una proposta dettagliat­a circa la riorganizz­azione del settore secondo le nuove modalità definite dall’Esecutivo”. Tutti gli attori interessat­i saranno “puntualmen­te” e “regolarmen­te” informati dalla Divisione “sui prossimi passi che verranno intrapresi così come sull’evoluzione della riorganizz­azione”. Una riorganizz­azione, sottolinea Andreotti, “volta a specializz­are un settore delicato e sensibile, chiamato a prendere decisioni che incidono direttamen­te, e anche pesantemen­te, sui diritti fondamenta­li delle persone”.

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TI-PRESS Il governo rinuncia al prospettat­o sistema giudiziari­o Frida Andreotti

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