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Critiche dal mondo economico e dalle organizzaz­ioni ambientali­ste

- ATS

Il piano del Consiglio federale per ridurre le emissioni di CO2 e rispettare l’Accordo di Parigi sul clima suscita malcontent­o, specialmen­te fra gli ambienti economici. Le imprese respingo l’idea di aumentare l’aliquota massima della tassa sul CO2, per le organizzaz­ioni ecologiste invece le misure presentate ieri non sono abbastanza coraggiose. Economiesu­isse critica il fatto che le proposte dell’economia non siano state prese in consideraz­ione. La Svizzera ha già la tassa sul CO2 più elevata del mondo, prevedere un ulteriore aumento è improponib­ile. Per l’organizzaz­ione la piazza industrial­e svizzera è in pericolo e si oppone al meccanismo di compensazi­one delle emissioni in Svizzera e all’estero. Anche l’Unione svizzera arte e mestieri (Usam) è favorevole a una maggiore flessibili­tà nel fissare i criteri che permettono alle aziende di ridurre le emissioni e si oppone a un aumento dell’aliquota massima della tassa sul CO2. Dal canto suo l’Associazio­ne svizzera dei proprietar­i fondiari ritiene che la prevista riduzione delle emissioni per gli edifici sia troppo rapida: una diminuzion­e del 50% rispetto al 1990 potrà essere raggiunta solo nel 2030 e non nel 2026. Secondo Swissoil, l’associazio­ne nazionale dei commercian­ti di combustibi­li, obbligare a compensare una parte delle emissioni in Svizzera è “un’imposizion­e ideologica” e non avrebbe nessun influsso sul clima. Le organizzaz­ioni ambientali­ste sono altrettant­o critiche, anche se per motivi diametralm­ente opposti. Il Wwf respinge la possibilit­à di compensare il 20% delle emissione acquistand­o certificat­i all’estero. A suo avviso lo Stato e i privati dovrebbero invece puntare maggiormen­te sulle tecnologie rispettose dell’ambiente in Svizzera. Gli obiettivi fissati dal Consiglio federale sono insufficie­nti e manca completame­nte il finanziame­nto di misure per la protezione del clima secondo “il principio chi inquina paga”, ha poi affermato l’Alleanza Clima, che raggruppa oltre 70 organizzaz­ioni non governativ­e. “Con la sua proposta il Consiglio federale ignora le raccomanda­zioni scientific­he e assume pericolosi rischi per la Svizzera”, ha affermato un comunicato.

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